Ha senso scrivere la recensione negativa di un libro, o se è non è piaciuto tanto vale ignorarlo e sperare che passi inosservato?

 

Quando è arrivato l’invito da parte dell’Assessorato Partecipazione, Cittadinanza attiva e Open Datadel Comune di Milano della presentazione di Questo libro è gay di Juno Dawson edito da Sonda, ci siamo attivati per promuovere l’evento sulla nostra pagina Facebook e organizzare un’intervista con l’autrice. Per preparare le domande abbiamo quindi ricevuto il testo in anteprima.

Sonda è la stessa casa editrice che dal 1999 ristampa il mitico Figli Diversi scritto da Giovanni Dall’Orto in collaborazione con sua madre Paola, fondatrice di AGEDO, con aggiornamenti anche nel titolo (ultimo in ordine di tempo Mamma, papà: devo dirvi una cosa). Un libro che ha aiutato intere generazioni di ragazzi e di ragazze a capire come affrontare i coming out, quello con se stessi in primo luogo e con i propri genitori e il mondo di seguito. Alto era quindi il livello di fiducia che aveva senso riporre nella scelta dell’editore di tradurre dall’inglese un manuale pensato per gli e le adolescenti.

Purtroppo, invece, la lettura che all’inizio mi ha lasciato perplesso ha finito per spaventarmi: questo libro, così com’è stato dato alle stampe nella prima edizione italiana, non lo consiglio perché è potenzialmente deleterio.

L’autrice “esalta” quasi esclusivamente, e a modo suo, la sessualità a quasi totale scapito della dimensione affettiva dei rapporti omosessuali. Per esempio scrive “Non mi sorprenderebbe se, nel giro di un paio d’anni, potremo scaricare da Internet un tipo di sesso così convincente da non doverci più preoccupare di sporcarci con i fluidi corporei o di tutta quella fastidiosa zavorra emotiva”. Fastidiosa zavorra emotiva? Io mi definisco gay perché mi innamoro di altri uomini, non tanto perché faccio sesso con altri uomini. La differenza è forse sottile ma per me sostanziale.

Fortuna, sono ironico, che a pagina 10 l’autrice mette nero su bianco “Dobbiamo riuscire a parlare di sessualità e di identità senza andare sopra le righe”. Sopra le righe però ci si va spesso e ce n’è per ogni lettera: lesbiche, gay, bisessuali, queer, curioso, asessuale, transgender, non binario, intersessuale. “BUTCH: Si riferisce a donne gay che hanno adottato caratteristiche tradizionalmente maschili (per esempio, i baffi), ma che non si identificano con i maschi”. Paragrafo “Come usare le app”: “Se (nel profilo che inserisci nella chat N.d.R.) non indichi età, peso e altezza, gli altri penseranno che sei vecchio, grasso e basso”.

Il capitolo 4 si intitola “Gli stereotipi fanno schifo”, ma come definire “Pensaci un attimo: sai chi piace agli uomini gay? Grossi ragazzoni pelosi con grossi piselli”. Mi sparo o mi tolgo di scena, se la scena gay per la Dawson è dove “Un fisico da Braccio di Ferro non ha niente di miracoloso. STEROIDI. Temo che sia solo questo il segreto. Vai in una spiaggia gay e comincia a chiedere: muscoli veri o steroidi? Alcuni hanno un fisico che è naturalmente slanciato, definito oppure persino muscoloso, ma penso che chi usa steroidi si riconosca lontano un miglio. Il loro utilizzo è endemico nell’ambiente gay. Tutti quei ragazzoni che vedi, a parte rare eccezioni, ne fanno uso”.

Poiché solo annusare il popper a me fa venire il mal di testa all’istante sono davvero messo male, ma se penso a un ragazzo o a un genitore che legge frasi del genere mi preoccupo e non poco di quale idea si possono fare dell’universo LGBT e di tutte le sue sfaccettate galassie.

Per continuare nelle mie riflessioni faccio un coming out: mi sento gender solid (se esiste la fluidità di genere deve esserci anche la solidità di genere, no?). Alla frase “tutto può essere cambiato e noi viviamo in uno spettro fluttuante e instabile di desiderio sessuale (ben problematico da definire, a dir poco), perché mai dovremmo preoccuparci delle etichette? Perché non andiamo in giro con fiori tra i capelli e facciamo sesso con chi ci piace senza guardare al genere?”, io le rispondo come segue.

È sulla definizione e accettazione che le persone omosessuali e transgender sono soggetti politici della società e portatori di una propria specifica cultura, storia, linguaggi ecc. che siamo passati da condannare l’omosessualità e la transessualità a condannare l’omofobia e la transfobia. Ci sono voluti decenni e decenni di lotte e innumerevoli persone ferite o “morte sui campi di battaglia” per la conquista dei nostri diritti civili e purtroppo non è finita. Essere tutte e tutti “solo” delle persone umane che condividono lo stesso pianeta è una bellissima curva esponenziale che per ora tende all’infinito. Nel qui e ora del 2019, a mio avviso, le definizioni sono e restano indispensabili.

Oppure no? “Le coppie dello stesso sesso possono finalmente sposarsi. È stata una battaglia decisamente noiosa e inutile, ma almeno adesso queste coppie hanno ottenuto qualcosa che assomiglia vagamente alla parità”. Qualcuno avverta l’onorevole Monica Cirinnà al posto mio, per favore. Ho scritto Cirinnà? Mi sono sbagliato, avrei dovuto scrivere primo ministro David Cameron.

Durante la nostra intervista Juno Dawson si è trincerata dietro il fatto che la traduzione italiana non corrisponderebbe a quello che lei intendeva dire, e che molte frasi dovevano risultare chiaramente umoristiche. Il famoso senso dello humor britannico però con la nostra cultura ci azzecca ben poco, come poco o niente hanno senso quasi tutti gli esempi presentati e che si rifanno a riferimenti per noi poco comprensibili.

“Le donne gay possono essere delle camp eccezionali: basta guardare Sue Perkins”. E chi piffero è Sue Perkins? “C’era una volta una signora molto cattiva – chiamiamola, tanto per dire, Margaret (proprio come l’ex primo ministro inglese Thatcher); con il decreto Section 28, Maggie stabilì che gli insegnanti non dovevano includere gli «stili di vita gay» nelle lezioni di educazione sessuale. Ecco perché, da ragazzino, non avevo idea di cosa fosse un uomo gay né di cosa facesse”. Figuriamoci noi che vivevamo in un paese che non ha mai avuto leggi contro l’omosessualità, perché il motivo è che in Italia siamo tutti maschi (ci scusiamo con le ragazze lesbiche ma così è andata la storia).

Una parentesi a tema transgender per concludere la mia requisitoria. “Dopo aver contattato gli specialisti, probabilmente inizierai un trattamento ormonale – ovvero estrogeni femminilizzanti e farmaci antiandroginici per i pazienti mtf e testosterone per gli ftm. Gli effetti sono molto rapidi e in parecchi casi irreversibili. È importante farsi aiutare da un medico, e non somministrarsi gli ormoni da sé. I risultati sono migliori. Fine.” Io ritengo che è necessario farsi seguire da un medico perché somministrarsi gli ormoni da sé è pericoloso, non per vedere l’effetto che fa.

Spettabile casa editrice Sonda, se per caso ne aveste l’intenzione, non fate uscire dal catalogo il libro di Giovanni Dall’Orto. Per un’eventuale seconda ristampa di questo libro chiamateci per una previa revisione dei testi e della traduzione. Noi oramai siamo grandi e cresciuti ed è nostro dovere difendere i nostri giovani fratelli e sorelle LGBT+. Anche da voi.