Tratto dal libro Boy Erased: A Memoir of Identity, Faith and Family, esce al cinema il 14 marzo Vite Cancellate del regista Joel Edgerton. La pellicola distribuita da Universal Pictures Italia ripercorre l’esperienza delle cosiddette terapie riparative, che promettono di “curarsi” dall’omosessualità per riemergere eterosessuali.

credit foto: Focus Features

 

“Vorrei che tutto questo non fosse mai accaduto, ma a volte ringrazio Dio che lo sia”, queste parole chiudono la nota iniziale del diario autobiografico di Garrard Conley, pubblicato in italiano dalla casa editrice Black Coffee. Jared Eamons, nome dato nel film alla sua persona, interpretato da uno strepitoso Lucas Hedges, le pronuncia fuori campo subito, per anticipare l’atmosfera che nel giro di poche scene avvolgerà gli spettatori.

La sceneggiatura si concentra all’incirca sulle prime cinquanta pagine del testo, espandendole e inserendo dettagli che potenziano la spiegazione dei metodi che erano applicati nelle “cliniche” dove si tentava di far eseguire ai pazienti una conversione del proprio orientamento sessuale.

È in buona parte invece tralasciato, a volte anche un po’ edulcorato, il reale rapporto figlio/genitori, interpretati da un bravo ma rispetto alla bellezza ursina de Il gladiatore quasi irriconoscibile Russell Crowe, pacato rivenditore d’auto nonché stimato pastore predicatore battista, e da Nicole Kidman involontariamente troppo sofisticata come religiosissima madre e parrucchiera di provincia.    

Siamo nel 1994 in Arkansas, stato che appartiene alla cosiddetta Bible Belt (letteralmente “cintura della Bibbia”) un’area culturale degli Stati Uniti in cui vive una grande percentuale di persone di religione strettamente cristiana protestante, per lo più evangeliche. Nella vita vera i Garrard sono “Battisti Missionari”, una corrente ultraconservatrice del battismo che è un movimento variegato con molte forme organizzative e molti orientamenti teologici. La chiesa battista è, infatti, un’organizzazione congregazionalista, dove ogni congregazione locale può esprimere un suo parere completamente autonomo su diversi temi, inclusa l’omosessualità.

Una maggioranza di battisti definisce il comportamento omosessuale come peccaminoso perché contrario agli insegnamenti delle Sacre Scritture, ma affermano che è comunque possibile “uscire dall’omosessualità” attraverso la preghiera, concetto che è alla base del “recupero” e dei metodi imposti da Love in Action, un’organizzazione fondamentalista che rigettò la depatologizzazione dell’omosessualità avvenuta nel 1973 da parte dell’American Psychological Association, e che istituì dei programmi di cosiddetta terapia riparativa, cui venne sottoposto Garrard quando aveva circa 19 anni.

Jared/Garrard è il tipico bravo ragazzo che vive secondo le regole finché non arriva il momento di iscriversi al college e di uscire di casa. Nel nuovo ambiente scopre di nutrire un confuso interesse per i ragazzi del suo stesso sesso e, dopo un’esperienza drammatica, decide di aprirsi con i genitori confessando la sua omosessualità.

Questi, presi alla sprovvista e consigliati dagli anziani di una comunità che interpreta la Bibbia alla lettera, decidono di far intraprendere al figlio una cura di riorientamento della propria attrazione sessuale davanti alla quale, ancora poco consapevole di sé e spaventato all’idea di perdere la famiglia, gli amici e la propria fede che lo plasma fin dalla nascita, non oppone resistenza.

Riguardo ai frequentatori e alle frequentatrici del percorso nel libro Garrard scrive: “Eravamo quasi tutti del Sud, tutti nati in una qualche città della Bible Belt. Le nostre storie erano spaventosamente simili. Eravamo stati messi di fronte a degli ultimatum che per le altre persone erano inconcepibili, in situazioni del tutto estranee a un normale rapporto d’amore tra genitori e figli. A un certo punto tutti avevamo udito la fatidica frase ‘Questa cosa deve cambiare, altrimenti…’. Altrimenti saremmo finiti in mezzo a una strada, senza un soldo, sradicati, esiliati.”

Durante il programma educativo Jared entra presto in conflitto sia con il suo terapeuta Victor Sykes, un ex gay senza alcun titolo di studio scientifico, sia con il sistema dei dodici passi da cui dovrebbe riemergere eterosessuale, purificato dagli irreligiosi istinti da cui è posseduto, ritemprato nella fede e nella sottomissione a Dio.

Per riuscirci bisogna voler cambiare senza porsi dubbi, e gli esercizi cui è sottoposto sono basati sul senso della vergogna e sulla certezza di finire all’inferno per l’eternità se non ci si riesce, perché in fondo non si è realmente voluto cambiare: l’omosessualità è una “scelta” e si può scegliere di essere altro.

Anche i compagni che incontra, tra cui l’instabile ma fanatico Jon (Xavier Dolan in stato di grazia) che rifiuta ogni contatto fisico con altri uomini, lo scaltro Gary (Troye Silvan) che finge in attesa di tornare a casa, e il maschile “consulente esperto” ex alcolizzato ed eterosessuale Brandon (Flea, bassista e cofondatore del gruppo rock Red Hot Chili Peppers) in realtà non fanno altro che spingere Jared verso il punto in cui “la logica si sgretola”, e inizia così un percorso lungo e doloroso che lo porterà ad accettare il suo vero io e ad affrontare con immenso coraggio la sua famiglia e tutta la loro cultura di appartenenza.

Quest’opera cinematografica dura quasi due ore che scorrono senza nemmeno accorgersene, con una regia attenta e appassionata che spinge a far cambiare le opinioni, non solo a dare un volto e una voce alle atrocità psicologiche e fisiche cui è stato sottoposto un numero impressionante di persone omosessuali, con risultati devastanti sul resto delle loro vite.

Secondo i dati dell’organizzazione per i diritti civili Human Rights Campaign, i giovani LGBT in terapia avevano una probabilità otto volte più alta di tentare il suicidio, sei volte di soffrire di alti livelli di depressione, una probabilità tre volte maggiore di far uso di droghe, altrettanto di essere ad alto rischio di HIV e malattie sessualmente trasmissibili.

Molti pazienti sottoposti a “terapia riparativa” riferiscono che a loro è stato falsamente insegnato che le persone LGBT sono individui soli e infelici che non raggiungono mai l’accettazione o la soddisfazione. Non è mai ventilata la possibilità che la persona possa raggiungere la felicità e avere relazioni interpersonali soddisfacenti come omosessuale o lesbica, né sono previsti approcci alternativi per affrontare gli effetti della stigmatizzazione sociale discussa.

Di recente David Matheson, psicologo mormone e pupillo di Joseph Nicolosi, il fondatore del NARTH (National Association for Research and Therapy of Homosexuality) che promulgava la falsa teoria che l’omosessualità è un disturbo che si può curare, dopo essere stato sposato per 32 anni con una donna è diventato un ex “ex gay” e dice: “Ci credevo davvero, ma era tutto falso”.

La notizia ha fatto immediatamente il giro del mondo ma in un’intervista a l’Espresso, all’interno dell’inchiesta “Caccia all’omo” del 10 febbraio 2019, Matheson dichiara di credere nel diritto degli adulti di intraprendere un percorso psicoterapeutico che li aiuti a vivere una vita da celibi qualora credenti.

Lasciamo ogni considerazione personale a chi legge, ma non dimentichiamo di denunciare anche che dietro queste terapie hanno girato e continuano a girare enormi flussi di denaro, e quindi interessi non solo squisitamente religiosi di qualsiasi credo o politici.

Questo film, inoltre, possiede il valore di esporre con onestà che queste violenti azioni bigotte possono essere condotte “in buona fede” da persone confuse che fondamentalmente si amano l’un l’altra, non da mostri. Nessuno di coloro che non accettavano Garrard/Jared lo faceva per cattiveria, tutti purtroppo credevano di fare la cosa giusta.

In Italia l’argomento resta pericolosamente sottotraccia. Se da un lato abbiamo il rigoroso saggio scritto da Paolo Rigliano, Jimmy Ciliberto e Federico Ferrari Curare i gay? Oltre l’ideologia riparativa dell’omosessualità (edizioni Cortina), di recente la giornalista Nausica della Valle, inviata del programma Quinta Colonna su Rete 4, ha dichiarato a un’emittente televisiva cristiana: “Ero lesbica ma Gesù mi ha guarita”. La presentazione del suo libro organizzato dal gruppo Cristiani uniti per salvare Biella ha creato un’alzata di scudi da entrambe le fazioni contro e pro ma alla fine l’evento è stato annullato.

Disgraziatamente, infine, si deve riconoscere che le terapie di conversione sono ancora praticate in centinaia di paesi diversi sotto diverse forme, anche d’impronta laica. Onore al merito quindi a questa importante pellicola che riapre il dibattito su un tema che richiede di essere considerato con maggior consapevolezza.