Parliamo di Chemsex e in specifico di fentanyl, un farmaco fino a cento volte più potente della morfina prescritto per i casi più gravi di dolore cronico, o utilizzato per anestetizzare i pazienti prima delle operazioni chirurgiche. Anche una singola pillola può rivelarsi fatale se non è assunto nelle dosi e nelle tempistiche corrette, e ci sono stati casi di overdose in Italia.

(per concessione EssePiù – Bimestrale dell’ASA Associazione Solidarietà AIDS  – marzo/aprile 2019)

 

Il blog della SITD (Società Italiana Tossicodipendenze) nel post GeOverdose: rapporto annuale 2018 riporta questi dati sulle overdose nel corso del 2018.

“La scansione quotidiana dei siti web e della stampa ha permesso di registrare complessivamente 487 eventi: 251 decessi, 168 ricoveri e 68 decessi sospetti. Il dato dei ricoveri (che comunque annotiamo) è sicuramente molto parziale, a causa della tendenza degli organi di informazione a non riportare questa notizia. Come decessi sospetti, invece, sono state classificate tutte quelle notizie assai suggestive di morte acuta associata a droghe oppure alcol, ma per le quali mancavano sufficienti elementi oggettivi per porre questa diagnosi e neppure ne sono stati trovati successivamente. È assai verosimile che una quota non determinata, ma comunque rilevante, di questi decessi sia da attribuire a un’overdose.

È stato possibile ipotizzare la sostanza responsabile del decesso in 223 casi su 251 (88,8%). Per le situazioni in cui è stato possibile ipotizzare il ruolo prevalente di una sostanza, questa è risultata essere l’eroina in 159 casi (71,3%) e la cocaina in 27 (12,1%). Il metadone assunto al di fuori di una prescrizione risulta responsabile di 11 decessi (4,9%), il cocktail di droghe e alcol di 9 (4%), lo speedball (mix di cocaina ed eroina) di 8 (3,6%), l’alcol di 7 (3,1%), mentre gli oppioidi sintetici e il cocktail di farmaci e alcol hanno causato ognuno un decesso (0,5%). Se si sommano i decessi da cocaina, da eroina e da speedball (mix fra le due) se ne ricava che queste due sostanze sono responsabili, da sole, di oltre l’87% dei decessi”.

Nel 2018, per la prima volta, si è accertato un decesso per overdose da fentanyl in Italia.

La mortalità dovuta al fentanyl (un oppioide di sintesi molto più potente dell’eroina) rappresenta un fenomeno gravissimo negli Stati Uniti, e poiché il mercato delle sostanze di abuso ha dimensioni globali, dobbiamo conoscere cosa avviene in America per stare in allerta su cosa potrebbe succedere prossimamente in Italia.

Casi di overdose negli Stati Uniti

Le due tabelle (fig.1 e fig. 2) contengono dati ufficiali USA raccolti dai Centers for Disease Control and Prevention, pubblicati a dicembre 2018. Nell’arco di circa venti anni il numero di morti per overdose negli Stati Uniti è andato sempre crescendo, fino a contare 70.237 decessi nel 2017.

Sempre nel 2017, gli oppioidi di sintesi (gli analgesici narcotici simili per azione alla morfina, che non sono estratti del papavero da oppio, ma ottenuti per sintesi chimica) hanno provocato 28.466 morti. Il fentanyl è la principale sostanza di questo gruppo.

Il numero di intossicazioni mortali da fentanyl non si deve solo al suo uso da parte di persone che desiderano l’effetto degli analgesici narcotici (come la morfina o l’eroina), che conoscono perché hanno usato antidolorifici sotto prescrizione medica (es. morfina) oppure sostanze da strada (es. eroina).

A causa del suo basso costo di produzione, il fentanyl può essere miscelato dai trafficanti come sostanza da taglio assieme a sostanze che hanno usi ed effetti molto distanti dagli oppioidi e che sono più costose. Negli Stati Uniti, ma data la dimensione globale del commercio delle sostanze da abuso potrebbe capitare anche da noi, si trova in miscela con stimolanti quali la cocaina e la metamfetamina (Crystal). L’eroina “gialla”, che è già presente sul nostro mercato, è una miscela di oppioidi che può contenerlo.

Riguardo al Chemsex e alla riduzione del danno nell’assunzione dei chems, come il Crystal o metamfetamina, osserviamo nella tabella della figura 6, riguardante gli Stati Uniti e il solo 2017, ben 10.333 decessi per overdose da sostanze stimolanti (fra cui la metamfetamina in particolare) con la contemporanea assunzione di oppioidi, fra i quali il fentanyl e narcotici di sintesi simili (vedi la linea gialla). In quanti di questi casi il fentanyl era nascosto come polvere da taglio nella sostanza stimolante?

Overdose da oppioide

L’EMCDDA (European Monitoring Centre for Drugs and Drug Abuse), nel suo rapporto annuale 2018, riferisce che gli episodi di overdose non avvengono da soli, ma per lo più in presenza di altre persone e che la maggioranza degli utilizzatori di sostanze per via iniettabile ha sperimentato almeno una overdose. Altre persone che si iniettano sostanze, o loro amici e familiari, sono stati testimoni e potenzialmente i primi soccorritori in una situazione di emergenza da overdose.

I dati italiani dimostrano che i casi mortali avvengono in luoghi chiusi e in solitudine, come riporta il rapporto di GeOverdose:

“Su 251 decessi, 187 (74,5%) sono avvenuti al chiuso, 52 (20,7%) all’aperto ed in 12 (4,8%) non è stato possibile determinarlo. Se si considerano solo i decessi per cui è stato possibile determinare il luogo, il 78,2% sono avvenuti al chiuso ed il 21,8% all’aperto. All’opposto, se esaminiamo i ricoveri, il 59,7% delle overdose non mortali registrate da GeOverdose è avvenuta all’aperto e solo il 40,3% al chiuso.

L’interpretazione di questo dato è univoca: essere in luogo chiuso o comunque non visibile riduce le probabilità di essere soccorsi e aumenta il rischio di morte in caso di overdose mentre l’essere in luogo aperto o comunque visibile favorisce il fatto che vengano allertati i soccorsi e riduce la probabilità di decesso”.

Questo spiega la necessità di formare coloro utilizzano, o che frequentano utilizzatori di sostanze iniettabili, affinché sappiano prevenire il danno di una overdose, riconoscerla ed intervenire rapidamente e correttamente.

La riduzione del danno

La somministrazione di sostanze in vena è sempre pericolosa. I danni sono dovuti alla tossicità acuta e cronica delle sostanze iniettate, alle infezioni che possono contrarsi a causa dei batteri e dei virus che inquinano la sostanza, al maggior rischio che si diventi dipendenti quando le sostanze vengono iniettate anziché assunte in altro modo, ai comportamenti meno responsabili verso la prevenzione delle Infezioni Sessualmente Trasmissibili e al modo irregolare con il quale si prendono i farmaci (in particolare pensiamo alla terapia antiretrovirale).

La riduzione del danno dovuto alla possibile, e non nota, presenza di oppioidi nella miscela di sostanze iniettate può avvalersi di due importanti precauzioni.

La prima, possibile attualmente solo in pochi paesi (es. Svizzera, Paesi Bassi), sta nel conoscere il contenuto della sostanza prima che questa venga iniettata. Dobbiamo ottenere anche da noi un servizio che fornisca una analisi chimica qualitativa, orientativa sul contenuto del campione che stiamo per usare, eseguita per mezzo di kit analitici, messi a disposizione di operatori o volontari opportunamente formati, direttamente nei luoghi di spaccio o dove l’uso è più frequente.

Individuare la presenza di fentanyl in un campione che si supponeva non contenesse oppioidi può salvare delle vite. Indichiamo un cammino lungo, ma la nascita di check point spontanei potrebbe favorire lo sviluppo di attività di screening chimico istituzionali.

La seconda è la pronta disponibilità di naloxone (Narcan) nelle situazioni di rischio. Il naloxone è l’antidoto contro la depressione respiratoria (blocco del respiro), che è la principale causa di morte dovuta agli oppioidi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità nelle sue linee guida, raccomanda che le persone che hanno probabilità di essere testimoni (perché sono parenti, amici o frequentatori di luoghi in comune con le persone che usano sostanze iniettabili) di una overdose da oppioidi abbiano a disposizione il naloxone e che sappiano somministrarlo alla persona in overdose.

Il naloxone è una molecola di sintesi – antagonista degli stupefacenti narcotici naturali e sintetici come l’eroina e il fentanyl – che agisce a livello dei recettori su cui agiscono gli oppioidi, liberandoli dall’azione dei narcotici morfino-simili. Non possiede proprietà agonistiche o morfino-simili, caratteristiche di altri antagonisti degli stupefacenti, non procura cioè nessuno degli effetti desiderati dagli utilizzatori di oppioidi. Questo permette di usare il naloxone senza che produca effetti collaterali o esponga a rischi di tipo tossico. Un suo uso inappropriato (perché i segni di malessere non sono dovuti all’azione di oppioidi) non porta a nessuna azione farmacologica. In Italia, probabilmente unico paese al mondo, il naloxone si ottiene liberamente in farmacia, senza obbligo di ricetta medica. Una campagna di informazione sul suo uso fra persone che si iniettano sostanze e coloro che sono vicini a loro può salvare molte vite.