Uno scrittore fallito sulla soglia dei cinquant’anni, un ex fidanzato che lo invita al suo matrimonio e una serie di improbabili inviti da festival ed editori che si presentano come un’ottima via di fuga dalla realtà. Benvenuti nei viaggi intorno al mondo e fuori da sé di Arthur Less.

 

Se voi foste uno scrittore americano non proprio di primo piano (diciamo pure misconosciuto), gay e a una passo dal compiere cinquant’anni, e questi cinquant’anni ve li sentite addosso proprio tutti, e veniste a sapere che il vostro ex compagno con cui siete stati insieme per nove anni sta per sposarsi, cosa fareste?

Andreste a quel matrimonio al quale, cosa di pessimo gusto, il vostro ex vi ha invitati, o preferireste partire (vedi alla voce “fuggire dai problemi per non affrontarli”) per un improbabile giro di presentazioni, conferenze, premiazioni, reading e corsi di scrittura creativa in quasi tutti e cinque i continenti, anche se queste offerte lavorative hanno un valore da un punto di vista economico e del prestigio pari a zero?

Se avete scelto la seconda opzione, allora potete leggere Less (ed. La nave di Teseo) di Andrew Sean Greer per costatare come Arthur Less, il protagonista eponimo del romanzo, gestisca (assai malamente, peraltro) ogni tappa del viaggio, e per dargli magari dei buoni consigli.

Questo romanzo dell’autore di Le confessioni di Max Tivoli e Le vite impossibili di Greta Wells? ha vinto il prestigioso premio Pulitzer per la narrativa ed è coinvolgente, scanzonato, tragicomico e rocambolesco tanto da sembrare, a confronto con le opere precedenti di Greer, quasi “leggerino”. In effetti non lo è. Greer è assai raffinato, giocando fin da subito e fino, letteralmente, all’ultima riga con il cognome del protagonista, che tradotto significa “meno”, “di meno” o “minore”.

Ci rende partecipi del (parziale) fallimento esistenziale di Arthur parlandoci di tutti i suoi (parziali) successi letterari. Il primo è stato Kalipso, rivisitazione in chiave gay delle parti dell’Odissea dedicate agli anni che il naufrago Ulisse trascorse sull’isola della ninfa Calipso e della relazione amorosa tra i due. Nel libro di Less, Calipso è invece un indigeno di un’isola del Sud del Pacifico, mentre l’omerico Ulisse è un reduce americano del Secondo Conflitto Mondiale, ma la storia non cambia: alla fine l’eroe ringrazia e torna a casa dalla mogliettina dimenticando la sua omosessualità. È lo stesso Less a raccontarci che all’uscita di Kalipso nelle librerie lui fu definito da un critico del New York Times “un lirico virtuoso”, il che significava che il suddetto critico “gli stava solo dando del frocio”.

C’è un po’ di autobiografismo, ma di gran classe e speso assai bene, in questo libro Per esempio La storia di un matrimonio, altro romanzo di Greer a tematica anche gay, è stato definito da un critico del New York Post un “inspired, lyrical novel”? Sia Less che Greer condividono l’insegnamento di scrittura creativa all’Università libera di Berlino ed che entrambi fossero sono candidati in Italia a un prestigioso premio letterario (il Gregor Von Rezzori nel caso di Greer). Sia Greer che Less sono quasi cinquantenni (Less, oltretutto, crede di essere il primo omosessuale a invecchiare, una vera drama queen!), e c’è il mondo dell’editoria con le sue dinamiche spesso sotterranee e talvolta ipocrite.

La tematica gay, ma c’è anche il personaggio lesbico di Zohra, declinata in più forme e colori è onnipresente ma mai invadente. Il nuovo libro di Less che nessuno vuole pubblicare si intitola Swift, possibile riferimento a Gulliver e ai suoi viaggi, è una versione gay (“troppo gay” gli fa intendere il suo agente) dell’Ulysses di Joyce. Un collega lo ferisce mortalmente, ma solo in senso figurato, quando lo accusa di essere “un cattivo gay”, perché invece che mostrare le cose belle del nostro mondo “impone ai personaggi gay dei suoi libri delle sofferenze senza riscatto”.

Le vicissitudini del viaggio, tra le cui tappe ci sono anche Torino, Città del Messico, il Giappone, Parigi e l’India – e ogni luogo gli riserverà una o più fregature – spogliano il protagonista di quasi tutto ciò che possiede, fino a ridurlo a una sorta di “Giobbe gay”.

Less, inoltre, ha chiari ricordi di se stesso da piccolo in cui il padre lo portava in avventurosi weekend in campeggio salvo poi scoprire anni dopo nella biblioteca del padre un manuale di istruzioni per “padri che vogliono mascolinizzare i propri figli gay”. Infine è dissacrante nell’episodio in cui, alla fine di un musical, Less si commuove a tal punto che alla signora che gli è seduta accanto, tutta preoccupata nel vederlo così sconvolto, lui risponde: “Tranquilla, non mi è successo proprio niente, sono solo un omosessuale a uno spettacolo di Broadway”.

Greer/Less non ci risparmiano invettive al matrimonio gay, “Perché adesso gli uomini insistono tanto per sposarsi? È per questo che abbiamo tutti preso a sassate la polizia? Per il matrimonio?”. Ma se la prendono anche con i matrimoni in generale, “È meglio sposarsi e adottare un bambino? E in coppia ognuno si prende un amante, come comodini coordinati accanto al letto, in modo che il sesso non svanisca del tutto?”.

L’autore, tra leggerezza e toni polemici, ci regala tuttavia pezzi veramente struggenti come l’episodio che si svolge in “una bella giornata del tragico 1987” quando “l’AIDS era inarrestabile”. Su una spiaggia di San Francisco Less incontra quello che sarà il suo compagno di quasi una vita, il poeta premio Pulitzer Robert Brownburn. In quel periodo Robert è ancora sposato con Marian e sarà proprio quest’ultima, personaggio bellissimo, con la frase al contempo sibillina e profetica “Bada al mio Robert”, a legittimare la relazione tra i due.

Il personaggio dell’amico Lewis, invece, in un dialogo nel bel mezzo del deserto marocchino, dà ad Arthur qualche dritta su come gestire una coppia etero o gay che sia perché, forse non lo sapete, ma l’amore, etero o gay che sia, molto spesso ha una data di scadenza…