La nostra penisola da tempi immemori è meta di turismo per le sue bellezze artistiche, storiche, geografiche e… umane. Anche un filo arcobaleno, quasi invisibile, s’intreccia tra queste pieghe e un’innovativa guida permette di tirarlo per scoprire cinque città come non ve le immaginate.

 

C’è un filo rosso – o è meglio dire arcobaleno? – che unisce quadri, statue, palazzi, monumenti e piazze del nostro Paese: è l’altra Storia delle città italiane, quella raccontata dalle vite dei tanti gay, lesbiche e persone trans che nei secoli hanno vissuto, amato, sofferto e probabilmente anche sono morti a causa dei loro orientamento sessuale e/o identità di genere.

Queste vite hanno lasciato tracce che rappresentano le radici della nostra comunità e hanno modellato le peculiarità del nostro essere persone LGBT italiane adesso. Prendendo in considerazione Firenze, Milano, Roma, Torino e Venezia, molte di esse finalmente sono riportate alla luce in Italia Arcobaleno, la prima guida storica e illustrata a tema mai apparsa nella nostra nazione pubblicata da Edizioni Sonda.

Gli autori sono due colonne portanti della storia di Pride: lo storico e giornalista, nonché ex Direttore, Giovanni Dall’Orto e Massimo Basili, collaboratore della testata fin dai primi anni Duemila non solo in veste di illustratore. Per permettere di scoprire genesi ed evoluzione di questo bellissimo volume, abbiamo chiesto loro di dialogare reciprocamente per parlarcene.

MB – Giovanni, questo libro è cominciato tanto tempo fa, da una tua ricerca personale. Come nasce questo progetto e come mai ci sono voluti così tanti anni per vederlo pubblicato? 

GD’O – Sì, il progetto è rimasto “nel cassetto” per un quarto di secolo. Doveva uscire per Babilonia ma poi ci fu il suo crollo e non se ne fece più niente. Dopodiché nessun editore fu più interessato. Perché ora invece sì? Immagino che sia perché nel frattempo è maturato il paese: la percezione sociale della realtà omosessuale è cambiata molto dopo l’approvazione della legge sulle unioni civili.

MB – Forse non ancora abbastanza… 

GD’O – Certo, è un cambiamento ancora incompleto. Se ci fai attenzione in Italia l’idea d’un turismo LGBT non è ancora decollata, nonostante il turismo muova circa il 5% del nostro PIL, percentuale che arriva al 15% con l’indotto che ne ricava un beneficio anche solo parziale. Purtroppo il pregiudizio omofobico da noi rimane ancora troppo forte, ben più forte delle prospettive di posti di lavoro e di guadagno (e malgrado il percorso tra privato, pubblico e associazionismo verso la 37a edizione del convegno di IGLTA, l’associazione internazionale del turismo LGBT, che si sarebbe dovuto tenere a Milano dal 6 al 9 maggio 2020 e che è stato rimandato al 2022, N.d.R.).

“Normalizzare” l’omosessualità, immaginare le persone LGBT che vivono una vita come quella di tutti gli altri, per i politici e gli imprenditori italiani è ancora troppo. Quando ero bambino si pensava che i gay fossero uomini che giravano vestiti da donna; oggi si pensa che siano uomini che girano vestiti da donna, con i capelli tinti di blu, e che usano l’asterisco in fondo agli aggettivi. Non ci siamo ancora. Il cambiamento che c’è già stato non è sufficiente.

MB – “Italia Arcobaleno” si presenta come un ibrido tra una raccolta di storie, una guida turistica e un libro illustrato. Come lo definiresti tu, che poi ti dico come lo faccio io? 

GD’O – Come un perfido trucco per inzuccherare la pillola della ricerca storica per farla mandare giù ai lettori senza che se ne accorgano, direi…

Scherzi a parte, è uno sforzo per mettere a disposizione una ricerca storica basata su documenti d’archivio e fonti assolutamente rispettabili, evitando però il linguaggio soporifero degli accademici che, diciamocelo, quando aprono bocca si parlano addosso senza mai preoccuparsi di trasmettere qualcosa a chi li ascolta. Quindi ho cercato di farne un racconto, con la sola avvertenza che per scriverlo ho usato zero fantasia e cento per cento materiale tratto da documenti o studi storici. Mi son limitato a stenderlo usando un linguaggio da giornalista, che è poi sarebbe il mestiere che ho fatto nella vita.

MB – Io lo definirei tutte queste cose insieme, e anche di più. Nel senso che “Italia Arcobaleno” è proprio il libro che mi sarebbe piaciuto leggere quando ero un adolescente gay appassionato di fumetto che pensava di essere l’unico omosessuale al mondo. Affamato com’ero di storie con protagonisti omosessuali, scoprire che nel passato sono vissute così tante persone con i miei stessi problemi e aspirazioni mi avrebbe di sicuro cambiato la vita in meglio.

Cambiando discorso, come si relaziona questo nuovo libro con la storia dell’omosessualità che hai scritto in precedenza?

GD’O – “Tutta un’altra storia – L’omosessualità dall’antichità al secondo dopoguerra” è un saggio di settecento pagine uscito per la casa editrice il Saggiatore qualche anno fa, ma aveva un taglio più “accademico” e 200 pagine di note. “Italia Arcobaleno” propone documenti nuovi che non avevano trovato spazio nel lavoro precedente, stavolta presentati letteralmente con una passeggiata in mezzo alla storia. La bibliografia è stata pubblicata solo online per alleggerire ulteriormente il testo.

Ho voluto far “toccare con mano” il dato che la storia riguarda esseri umani che sono realmente esistiti, offrendo a chi legge oggetti fisici e luoghi che fosse materialmente possibile vedere, toccare, calpestare coi propri piedi.

Nell’epoca della Rete si corre il grande pericolo di collocare i personaggi del passato nella stessa categoria mentale dei Pokémon o dei personaggi di Star Wars, entità mitiche che vivono nell’Altrove della fantasia. Dimenticandoci che la differenza tra loro e i personaggi dello spettacolo è che i personaggi storici sono stati letteralmente coloro che ci hanno generati, i nonni dei nostri nonni. E a volte i nostri genitori stessi. Nelle conferenze che faccio ricordo sempre l’aforisma: “La storia è il giornale di oggi, letto domani”.

MB – Quindi questo libro della guida turistica ha solo la struttura? 

GD’O – La guida è stata scelta come “genere letterario”. Non credo che qualcuno vada a Roma a vedere la tomba che Michelangelo disegnò per l’amato adolescente Cecchino Bracci, e che poi non faccia cento metri per visitare i vicini Musei capitolini. Palesemente le scelte d’itinerario, anche per una turista lesbica o un turista gay, seguono le stesse logiche di quelle di un o una eterosessuale. Quindi, ciò che ho voluto fare è rivelare che certi oggetti e certe opere d’arte, che un/a turista incrocia già di solito ma senza farci caso, hanno una storia sconosciuta che può interessare al/la turista LGBT. Vai al museo del Castello di Milano, trovi un quadro del Bronzino di un adolescente con in mano un libro, Lorenzo Lenzi? Se sei gay magari t’interessa sì sapere che la poesia scritta nel libro è una poesia d’amore scritta da Benedetto Varchi per lui. E che sulla storia d’amore del Varchi per Lenzi c’è arrivato molto materiale. Oppure se sei nella meravigliosa piazza San Carlo a Torino, se fai giusto tre passi in più vedi anche la casa di Diodata Saluzzo Roerio, che fu celebre per le sue poesie d’amore per altre donne. 

Ritratto di Lorenzo Lenzi

MB – Con che metodo è stata fatta la selezione di fatti e luoghi?  

GD’O – Il criterio di scelta me l’ha dettato il genere letterario, ovviamente. Molti personaggi o eventi sono rimasti fuori perché non avevo nessun oggetto o nessun luogo che ci collegasse a loro. Inoltre, se un luogo era troppo in periferia ho dovuto escluderlo per poter costruire itinerari compatti che, volendo, potessero essere seguiti per davvero. Alcuni degli itinerari proposti li ho, infatti, davvero effettuati con un gruppo negli anni passati durante i pride. Pertanto la realtà topografica ha decisamente condizionato le mie scelte. Il massimo che ho potuto fare è stato giostrarci un po’: se un personaggio importante era stato in più città ne ho parlato in quella che era meno affollata di cose da dire, anche se magari non era quella in cui il personaggio aveva vissuto più a lungo.

MB – Sembra che le cose da dire non ti mancassero. Hai dovuto lasciare fuori molto? 

GD’O – È stato necessario escludere materiale sufficiente per scrivere una decina di altre guide come questa. La gente non si rende conto di quale ricchezza di documentazione abbiamo in Italia. Sarebbe addirittura possibile, e mi piacerebbe molto, scrivere un libro fatto solo di testimonianze in prima persona di omosessuali del passato che parlano della loro vita (lettere, diari, confessioni…). Purtroppo un progetto di questo tipo ora non interessa, e quindi spero che l’Italia questa volta si sbrighi a evolversi, perché non credo proprio che fra 25 anni ci sarò ancora!

In ogni caso, se questo primo volume avrà successo ho già da parte il materiale per un secondo, per parlare di Napoli, di Capri, della Sicilia o di Genova o di Bologna… Ma di questo parleremo nel caso se ne schiuda la possibilità, ora è prematuro.

MB – Come dicevamo, questo è anche un libro illustrato. Da dove nasce questa esigenza? Che ruolo hanno i disegni nel libro?

GD’O – In realtà io ero partito con un’idea “documentaria”, ossia pubblicare solo le foto degli oggetti e dei luoghi di cui parlavo. L’idea azzeccata di aggiungere illustrazioni è stata dell’editore. E mi pare sia stata un’idea felice, visto il risultato. Tu hai saputo ricreare scene e momenti su cui non abbiamo e non avremo mai immagini originali. Caravaggio non si faceva certo i selfies coi suoi modelli! Cristina di Svezia non si faceva certo ritrarre assieme alle sue amanti!

Cristina di Svezia

GD’O – Massimo, da cosa sei partito? Cosa ha ispirato il tuo lavoro?

MB – In effetti, leggendo le prime stesure del testo ho capito che servissero dei disegni non solo “decorativi”, perché di molti avvenimenti non esiste alcuna testimonianza visuale e l’illustrazione era l’unico modo per raccontarle con un’immagine. Anche altre scelte stilistiche, come quelle cromatiche, non sono gratuite ma funzionali: per orientarsi più facilmente, nel libro ogni capitolo usa un solo colore che ricorre nelle illustrazioni, negli elementi grafici e in quelli tipografici. Per me è stata una sfida, essendo abituato a un uso del colore più istintivo.

Ho immaginato personaggi storici così lontani nel passato come se facessero comunque parte di noi, di una comunità LGBT che potrei definire “universale” e senza tempo.  

C’è da dire però che stiamo guardando gli avvenimenti di ieri con gli occhi di oggi, per cui ho provato a colmare la distanza storica col filtro dell’ironia, avendo ben presente che questi gay, queste lesbiche, questi e queste persone trans amavano e soffrivano in modi che non sono troppo diversi dai nostri.

GD’O – Come a dire: ci siamo passati tutti… 

MB – Sì, è proprio questa continuità tra la vita degli omosessuali di ieri e quella di oggi che mi ha dato lo spunto narrativo per sviluppare le illustrazioni.

GD’O – I disegni ricostruiscono veramente un mondo di cui non esiste testimonianza fotografica. Sono quindi interpretazioni ma si basano su fatti storici. Hai tenuto in considerazione la fedeltà storiografica nella realizzazione delle illustrazioni?

MB – Sì e no. C’era sicuramente la necessità di dare un volto e un’immagine a personaggi dei quali ci è pervenuta poca documentazione. Con le illustrazioni ho cercato di approfondire i temi affrontati dal testo dandone una mia interpretazione. Mi sono documentato con tutto quanto disponibile in Rete e sui libri per costumi, ambienti, edifici, armi, ma non ho seguito un criterio strettamente filologico: penso sarebbe stato persino fuori luogo in una pubblicazione di taglio divulgativo come vuol essere questa.

Caravaggio

GD’O – In questo senso è stato difficile lavorare con uno storico che voleva una certa accuratezza?

MB – Sono stato libero di seguire un mio percorso per interpretare il testo, ma il confronto con te in alcuni casi è stato fondamentale. Come per esempio per quella bozza con la quale avevo disegnato un ponte di Venezia che sarebbe stato costruito solo secoli dopo rispetto all’epoca in cui era ambientato il racconto.

In casi di anacronismi marchiani come questo sono intervenuto con alcune modifiche, per il resto alcune incongruenze le abbiamo lasciate di proposito. Ho pensato più a dare una suggestione d’epoca piuttosto che un’esatta rappresentazione storica, per dare modo al lettore di immaginarsi da solo quei luoghi e quei personaggi.

Ci sono però dei disegni ambientati anche nel presente. Qual è il filo conduttore? 

MB – Rimanendo in tema di “universalità” delle vite delle persone LGBT, è venuta fin da subito l’esigenza di avere una “mascotte” che accompagnasse i lettori attraverso gli itinerari storici, che poi sono diventate due coppie immaginarie, una gay e una lesbica, che ci conducono attraverso il libro. Ci vengono presentati in copertina e li incontriamo nelle pagine introduttive di ogni città, fino alla conclusione del viaggio immaginario con le “foto” ricordo che ho disegnato nell’ultima sguardia del libro.

MB – Ho scelto un’illustrazione del libro da commentare insieme: quella su Tommaso Sgricci a pagina 49 della sezione di Firenze.

GD’O – All’inizio dell’Ottocento Tommaso Sgricci fu l’omosessuale più celebre d’Italia, sia per la capacità d’improvvisare versi sia come sodomita, dato che non si curava di nascondere i suoi gusti. Quando morì, circolò un sonetto che diceva che dopo aver stuprato Apollo, dio della poesia, per tutta la vita, adesso era andato a farsi stuprare in eterno da Satana…

Tommaso Sgricci

MB – Mi sono molto divertito a rappresentare Sgricci, che ho immaginato fosse una specie di Platinette o Malgioglio del primo Ottocento. Tu racconti che lui amava “battere” nei pressi delle caserme, per cui l’ho immaginato nei panni di un Pinocchio sodomita sfacciato e allegro. Ho preso come riferimento la famosa illustrazione di Carlo Chiostri con Pinocchio arrestato in mezzo ai due carabinieri, e l’ho ribaltata di senso: stavolta è Sgricci che importuna due soldati allibiti!

Fare una guida turistica oggi, con le alternative digitali a disposizione può sembrare quasi anacronistico. Come hai pensato di rispondere a questo problema?

GD’O – Innanzitutto evitando di parlare di quanto è già in Rete. Quindi nella guida sono assenti indicazioni relative ai locali o ai luoghi d’incontro d’oggi (ma a quelli del passato, sì). Questa non è una “guida gay”. È una guida al turismo culturale LGBT. Per la quale non esiste nessuna alternativa digitale, quindi, non è anacronistica, e la Rete non è un problema.

MB – In effetti le applicazioni e i siti che offrono suggerimenti di viaggio sono tanti ma non è strano trovare poco interessante un luogo con ottime recensioni, perché spesso sono scritte da persone completamente diverse da noi. Penso invece che sia importante avere una guida turistica con un punto di vista, qualcosa in più che instauri un rapporto di fiducia con chi mi consiglia cosa andare a vedere. In questo caso, uno storico preparato come te è il compagno di viaggio ideale.

GDO – Anche la cura grafica del volume è una risposta al digitale?

MB – In un certo senso sì. Insieme all’editore e allo studio grafico abbiamo fatto un grande lavoro sul progetto del volume puntando a un prodotto editoriale curato, che non fosse solo da consultare e sfogliare velocemente come la solita guida, ma anche da leggere e conservare.

Per concludere ti faccio una domanda che è condizionata dal momento particolare in cui il libro esce sugli scaffali. Come si può usare una guida turistica ai tempi delle restrizioni da pandemia?

GD’O – Per quanto riguarda il Coronavirus, non vorrei essere cinico, ma temo proprio che fino alla scoperta del vaccino la sola possibilità di turismo senza limitazioni che avremo nel 2020 saranno i viaggi virtuali, con la mente. Direi quindi che, nonostante “Italia Arcobaleno” sia stata progettato e scritto quando ancora pensavamo fosse possibile portarselo dietro duranti effettivi spostamenti, non è che abbia perso interesse. Anzi, semmai ora è proprio il momento in cui si ha fin troppo tempo a disposizione per progettare i viaggi che faremo quando potremo tornare a viaggiare, e per segnarci in anticipo una serie di luoghi ed opere da visitare quando potremo andare in una delle cinque città presenti nel volume.

Del resto per l’estate 2020 è inevitabile che ripiegheremo tutti su viaggi brevi in Italia assieme a poche persone, per non intrupparci pericolosamente in 600 su un pollaio low cost con le ali. Quindi credo che questa guida possa venire incontro all’esigenza molto attuale di scoprire mete originali ma non troppo lontane da casa, almeno per chi abita al Centro-Nord. Poi, nel 2021, chi sarà sopravvissuto valuterà.