Una commedia corale che usa con abilità ironia gli stereotipi come ingredienti di rinforzo. Il primo romanzo di una giovane star dei social che si auto-definisce Queen, pussycologa, diva&lesbica e attivista.

 

Chi l’ha detto che per scrivere di lesbiche bisogna essere cervellotiche? Chi l’ha detto che per pubblicare un romanzo bisogna essere famose letterate? Chi l’ha detto che per fare politica bisogna militare tra le fila di un partito o in un’associazione? Chi l’ha detto che una vlogger trash non ha niente di profondo da comunicare?

Prime e uniche condizioni per un approccio incondizionato a questo esordio editoriale sono il prepararsi ad andare oltre il titolo, oltre il look e oltre la biografia dell’autrice in quarta di copertina. Oltre la K di Klaudia, il nome della protagonista, e oltre il potenziale e devastante gap generazionale se avete già raggiunto o superato la soglia degli -anta.

Spogliatevi dei pregiudizi intellettual-snob-intimisti della vostra vita da lettrici impegnate, perché Dacci oggi il lesbodramma quotidiano di Rosy Di Carlo (edizioni Do it human) è il racconto lesbico più fresco e attuale degli ultimi anni in Italia.

 

Ambientato a Genova un decennio dopo il primo pride nazionale nella città superba, la storia racconta le vicende amorose e di vita di un gruppo di cinque amiche sui trent’anni, chi single e chi in coppia, che accompagnano il personaggio principale negli sviluppi della sua sfera affettiva e del dover diventare adulta suo malgrado.

Klaudia, Stefania, Margherita, Elisa e Roberta affrontano ogni giorno le difficoltà dell’essere omosessuali in un’epoca post legge Cirinnà, non tanto per l’omofobia che non è stata cancellata ma solo imbrigliata in parte, e nemmeno per una mancata accettazione di sé tranne che per una di loro, ma soprattutto per le difficoltà delle relazioni sentimentali tra donne e dei rapporti con gli uomini e il patriarcato tossico.

Anche i vari personaggi secondari (madri e padri, fidanzate e fidanzati, colleghe e colleghi di lavoro…) hanno una loro importanza nello sviluppo dei diversi intrecci che si sovrappongono, e che eviteremo di svelare un po’ per evidente difficoltà ma soprattutto per non rovinare il piacere della lettura.

L’autrice non risparmia a Klaudia nessuno dei passaggi di una tipica lesbica italiana metropolitana: incontri una per caso, che manco ci stavi pensando, t’innamori, le amiche ti supportano prima e sopportano dopo quando poi succede che scatta il lesbodramma con la solita stronza che appare, scompare e…

Tutto normale. O quasi. Perché ogni volta che pensi di sapere come sta procedendo (“Ah, ecco ti pareva, scadiamo nella solita trama scontata”, in fondo gli ingredienti sono elementari: amore e sesso, famiglia e amicizie, bugie a fin di bene e tradimenti, innamoramenti da favola o non corrisposti, uso e abuso della app per incontri, coming out e unioni civili), tocca ricrederti scoprendo tra le pagine e grazie a uno stile di scrittura brillante, a volte spiazzante, quasi una telefonata a un’amica che se ne esce con frasi da ricordare, che il romanzo è una rivelazione continua.

Che è quello che è successo quando la curiosità mi ha spinta a documentarmi sui profili social dell’autrice (Facebook, Instagram), a guardare i suoi video su YouTube (quasi 200 in un anno con 3 milioni di visualizzazioni e a oggi quasi 20.000 persone iscritte!!!), e all’inizio mi si era delineato un ritratto preciso di Rosy.

Preciso. Netto. Anzi, stentoreo. Fino a quando non si è resa concreta l’intervista e il ritratto dei social è diventato decisamente sfocato e altri pensieri mi sono passati per la mente.

Le chiedo com’è nato questo romanzo e lei mi risponde: “Ho scritto questo libro in pochi mesi perché la trama e soprattutto i personaggi li avevo già descritti nei miei monologhi, nei miei scritti non pubblicati. Ho sempre scritto, fin da ragazzina. Calcola che la mia famiglia si è trasferita in Belgio che avevo 16 anni e non sapevo niente di francese: la scrittura allora era la mia unica compagnia e mi ha permesso di andare avanti.”

Una riflessione. Rosy è palermitana come Delia Vaccarello, la giornalista curatrice di Principesse azzurre, la prima serie di racconti apertamente lesbici pubblicata da un editore importante come Mondadori nel 2006, e ai tempi non era una cosa scontata. Mancata a settembre 2019 lasciando un grandissimo vuoto nella cultura lesbica italiana, le chiedo se ne aveva sentito parlare.

Purtroppo come per altre rappresentanti della generazione internet, se non si appare nei social feed non si esiste: il solito divario nel tramandare la nostra memoria pre-internet. Rosy percepisce la mia delusione e mi dice con entusiasmo di mandarle dei riferimenti; è sincera e spontanea nella risposta, e io mi perdo in mille elucubrazioni sul ruolo delle over 50, sul nostro legato verso le giovani e mi chiedo se siamo così inaccessibili per loro, se parliamo davvero da un’altra era.

La sua attività di scrittura è molto prolifica, e solo da poco fonte di reddito. Rosy scrive monologhi, sui quali spesso recita improvvisando – ma su tracce preparate – organizza eventi online e offline, scrive post e risponde alle domande delle sue follower. Di recente ha inaugurato la serie web Girls Like You, sempre e rigorosamente a tema lesbico e autoprodotta.

Prendo il coraggio a due mani e le chiedo anche della partecipazione a Ciao Darwin 8 nella puntata “Family Day contro Gay Pride”. Mi spiega, sempre con una pacatezza e una lucidità che faccio fatica ad associare alla peggior (?) trasmissione presentata da Bonolis: “Guarda, è stata una puntata davvero pesante… Ascoltare certi giudizi sbattuti in faccia dalla ’squadra’ avversaria e riuscire a ribattere, in pochi secondi, è stato molto difficile. Per me è importante aiutare chi mi segue a non avere paura di vivere la propria vita da lesbica. In Italia è molto diverso che in Belgio, lì per esempio non avrebbe senso il mio lavoro: la differenza tra i due paesi è pazzesca”.

 

Rosy è a strettissimo contatto con il suo pubblico, ascolta e interpreta le loro ansie, il loro bisogno di essere tranquillizzate, di affrontare il contesto familiare che rimane ancora molto complesso in molti casi, coi tempi giusti. Mi ripete più volte che per lei è un’emozione bellissima scrivere e recitare nei video, regalare gioia e spensieratezza alle sue follower, che ricambiano con fiducia seguendola anche negli eventi fisici, su palchi improvvisati se non affittati di tasca propria da Rosy.

Posso dire che le esperienze di Klaudia, soprattutto con Margherita, sono così diverse dalle mie? No, i personaggi del lesbodramma sono solo recitati da attrici più giovani, con un linguaggio diverso, in contesti e ambienti che probabilmente non sono poi così lontani.

“Eh, direte voi, tutto il mondo è paese e il tuo libro è solo un insieme di cliché. Sì, avete ragione! Il mio libro sarà anche un insieme di cliché ma reali, perché alla fine siamo tutti dei cliché”. Forse no Rosy e tu ne sei una dimostrazione.