È partita su Facebook e su Instagram con l’account @campagna_guardami e l’hashtag #guardami la campagna di sensibilizzazione che vuole dare voce alle persone transgender, non binarie, gender non conforming e intersex lasciando che siano loro a scegliere le parole con le quali raccontarsi. Abbiamo chiesto un commento dall’interno.

 

“Dai moti di Stonewall a oggi ci hanno sempre mess* da parte, hanno sempre scelto di parlare per noi, quando siamo stat* noi a costruire la loro strada. I diritti che le altre comunità hanno oggi sono quelli giocati al ribasso sulla nostra pelle. Vogliamo dimostrare che abbiamo un movimento, che esistiamo, che abbiamo idee ma soprattutto rivendicazioni politiche. Siamo stanch* di essere sovradeterminat*!
Per questo abbiamo deciso di lanciare una campagna per far riconoscere le nostre rivendicazioni sociali e politiche al pari di tutte le altre; questa campagna si chiamerà GUARDAMI.

Guardami. Sono quella persona che viene umiliata anche quando muore.
Che viene considerata una minaccia per la società, per avere un nemico da incolpare. Sono un oggetto sessuale. Guardami. Ho pensieri
e rabbia.
E un corpo intoccabile. Diritto alla salute.
Diritto al lavoro. Diritto alla casa.
Diritto di occupare gli spazi. Diritto alla vita.
Diritto all’identità.
Raccoglieremo le nostre foto in primo piano su sfondo bianco e le storie di chi vorrà metterle a disposizione, sguardo in camera come a incontrare quello di chi ci guarda, con l’hashtag “#guardami” assieme al testo in corsivo per poi occupare e appropriarci di tutti gli spazi che dovrebbero essere già nostri, la campagna inizierà ufficialmente il 31 luglio. Inviate foto e testi alla mail campagna.guardami@gmail.com. Vi aspettiamo!”

Questo è il testo del primo post che trovate su Facebook e su Instagram. Durante questa campagna vedrete rivendicare parole come “trans”, “Ftm”, “Mtf”, “transgender” espresse da persone che vogliono essere libere di autodefinirsi e che rivendicano queste parole per fornire una narrazione corretta e per far vedere le generazioni diverse che le usano, per (far) vedere come siamo cambiat*.

 

Dopo averla presentata alla redazione di Pridemagazine mi è stato chiesto un commento personale sulla situazione T in Italia adesso: cosa si sta facendo, progetti, gap generazionale. In sintesi il perché di questa campagna alla quale abbiamo già aderito con le nostre facce e i nostri racconti sia io sia la mia fidanzata.

Sono sempre stato piuttosto in “disparte”, facendo le mie cose in punta di piedi, senza far troppo rumore e, nonostante questo atteggiamento solo apparentemente remissivo, non mi posso lamentare dei risultati ottenuti, anzi! Ritengo d’essere abbastanza conosciuto nel nostro minuscolo pianeta trans nazionale. Diciamo che godo di una certa credibilità tra le persone trans che hanno superato gli “anta” (compiendo almeno un giro di boa) e sto conoscendo tante persone, giovani e giovanissime, da cui sto imparando parecchio. Se volete sapere qualcosa in più su di me lo potete leggere qui.

Spesso quando si tratta di farmi capire bene porto degli esempi, e se mi viene chiesto di parlare della situazione T in Italia immagino un frattale. Il frattale è un oggetto geometrico che si ripete nella sua forma allo stesso identico modo, su scale diverse. Io in quello che, fino a qualche tempo fa, pensava d’essere l’intoccabile Movimento Trans italiano, vedo un infinitesimale frattale (grande quanto può esserlo la deiezione di un colibrì) simile in tutto e per tutto alla società in cui viviamo: civile, incivile, politica.

 

Sono giunto a questa conclusione dopo aver studiato lo strano fenomeno che, strisciante come una serpe, stava cercando d’impossessarsi della nostra realtà, delle nostre parole. E la cosa più bislacca di tutta questa storia è che tutto ebbe inizio senza che io chiedessi nulla, un bel giorno di circa tre anni fa…

Iniziarono ad arrivarmi, sia su Messenger che su WhatsApp, decine e decine di messaggi al giorno. Erano soprattutto ragazzi trans che lamentavano di essere stati derubati, derisi e minacciati da alcune persone, una di queste trans a sua volta, e di trovarsi in una situazione disperata. Le persone in questione, di cui mi furono fatti nomi e cognomi, avrebbero dovuto essere deputate alla salvaguardia e al benessere delle persone trans e invece si erano biecamente approfittate di loro.

Furono mesi angoscianti in cui trascorrevo ore al cellulare, ore ad ascoltare voci arrabbiate, disperate. Ragazzi che non sapevano dove sbattere la testa, senza sentenza e senza più un soldo. Non riuscivo più neppure a dormire ripensando alle loro parole.

Così cominciò a risvegliarsi l’interesse verso la mia comunità, verso chi ritenevo essere le mie sorelle e i miei fratelli, perché avevo bisogno di capire cosa stava succedendo, com’era stato possibile lasciare che tante persone T venissero usate a quel modo?

Alle telefonate di denuncia, si sommarono quelle fatte da me per chiedere spiegazioni e supporto a chi più di me poteva saperne. Ero perennemente al telefono e alla fine esausto! Ecco come sono rientrato nel “giro”, consapevole più che mai che sia giunta l’ora che siano le persone trans* a parlare di se stess*.

Uso l’asterisco di proposito, e l’ho fatto inserire nel titolo anche se sembrerà solo un vezzo grafico per creare un gioco di parole, perché adesso è così che si intende tutta la comunità che include persone trans, genderqueer, intersex e non binary.

Tornando a GUARDAMI, è una campagna per la Libertà fatta da persone che non vogliono essere raccontate ma che vogliono raccontarsi. GUARDAMI è costringere lo spettatore a confrontarsi solo con uno sguardo, con lo sguardo di chi ha lo stesso identico diritto di vivere di qualsiasi altro essere vivente. Senza la paura d’essere sorpassat* e lasciat* ai bordi. Calpestat*. Uccis*.

GUARDAMI è per dire che non ci sono persone che contano più di altre. Lasciamo che siano altr* a comportarsi da VIP. I diritti sono di tutt*. Non ci sono medaglie da prendere.

GUARDAMI è per farti entrare nei miei occhi, nella mia storia, nella mia vita con tutto il rispetto che mi è dovuto, senza che tu mi dica chi e cosa sono.

 

Credo molto in questa campagna e la sento anche mia, senza nessuna presunzione. Merita una diffusione globale, perché le istanze delle persone trans, non binarie, gender non conforming e intersex sono le stesse in tutto il mondo e ci sono posti dove chi di noi lotta muore.

Abbiamo il dovere di raggiungere l’obiettivo che ci proponiamo con GUARDAMI e, per quanto mi riguarda, di passare un giorno, spero non molto lontano, il testimone a chi più giovane ha di certo più energia. Io in questo progetto sto mettendo tutta l’energia che mi resta e tanta passione.

Forse non ho risposto in maniera analitica alla domanda che mi era stata posta, ma in questo momento il movimento e la comunità T italiani hanno bisogno di raccontarsi attraverso le proprie immagini e le proprie parole, in nome della piena autodeterminazione. Un’iniziativa che ha un grande significato politico e che spero possa diventare un documento collettivo e un manifesto di movimento per arrivare a soluzioni elaborate con le persone direttamente interessate.

La famigerata legge 164 del 1982 ci ha di fatto riconosciuti come s/oggetti, ha ammesso la nostra esistenza e non dobbiamo mai dimenticare chi ha lottato affinché questo avvenisse. Purtroppo, nel Movimento Trans, a un certo punto, da una parte si è persa la memoria e dall’altra ci si è affidat* solo alla memoria, senza saperne trarre insegnamenti, senza voler rinnovare o cambiare il futuro. Senza voler decostruire le dinamiche di una società che stavamo cercando di sovvertire, bensì adeguandoci a essa, riproponendo gli stessi giochi di potere, gli stessi schemi, le stesse connivenze. Ecco il frattale.

Adesso è giunta l’ora: è giunta l’ora che tutto cambi davvero e GUARDAMI è la via giusta da percorrere per sovvertire e smascherare chi fa stupidi giochi di potere. Dialogheremo ancora, ci confronteremo, mettendoci la faccia. Chi si lascia guardare non si vende! La parola ce la riprendiamo noi persone transgender, non binarie, gender non conforming e intersex. Adesso GUARDAMI e aderisci anche tu contattandoci su campagna.guardami@gmail.com