Dopo la ripresa estiva all’aperto continuano i festival teatrali: documentiamo i tre a nostro giudizio più significativi in programma a settembre, tra incontri con esponenti della letteratura e del giornalismo, cittadini senza stato e le perniciose conseguenze della censura.

foto: Le Gattoparde, Nina’s Drag Queens – © Matteo Colombo

 

Temevamo il peggio. Con la chiusura dei teatri a causa della restrizioni imposte dalla pandemia, anche i molti festival estivi sembravano a rischio ma, contando sui suggestivi e accoglienti spazi all’aperto di cui il nostro paese è ricco e sulla determinazione degli artisti, il sipario si è alzato salvaguardando quasi tutti gli appuntamenti in calendario.

Si sono appena spente le luci su Spoleto e Todi che già si accendono quelle delle rassegne programmate per il mese di settembre. Per ragioni di spazio ci limitiamo ad approfondire quelle che più hanno suscitato il nostro interesse e attenzione. Il primo appuntamento è con Teatro sull’Acqua di Arona (9-13/9), la rassegna giunta alla decima edizione della quale Dacia Maraini cura la direzione artistica.

“Sin dall’inizio l’intera città ha risposto con intelligenza e passione, sentendosi coinvolta sino a farci raggiungere i 60.000 spettatori: dagli abitanti agli amministratori, dagli albergatori ai ristoratori, tutti partecipano con entusiasmo”. Infatti le location più significative come il Palazzo e la Rocca Borromeo, piazza San Graziano, Villa Usellini, l’Antico Porto di piazza del Popolo e i battelli lacustri in disarmo diventano sedi di spettacoli e incontri con gli autori. Questi ultimi spaziano dalla letteratura alla crisi climatica, la fauna minacciata, le donne del Novecento, oltre alla presentazione delle ultime novità in campo editoriale.

Alcuni sono condotti dalla stessa Maraini come quelli con Andrea Marcolongo e Viola Ardone, poi ci saranno Massimo Giannini, Paolo Cognetti e Massimo Gramellini. Piatto forte sono le proposte teatrali, in primis il testo della padrona di casa Un tagliatore di teste sul Lago Maggiore, regia di Francesco Tavassi, interpretato da Mariano Rigillo con Anna Teresa Rossini, Silvia Siravo, Toni Fornari e Salvatore Rancatore, in programma dal 9 al 12/9.

“È un testo che è stato messo in scena per la prima volta nel 2003 a Villa Borghese – ci dice l’autrice – e il protagonista è un boia dell’800, quando ancora era in vigore la pena di morte. Di notte l’uomo, ricordando le sue vittime, non riesce a dormire e con la fantasia le incontra di nuovo, relazionandosi con loro. Mi sono ispirata al teatro Noh giapponese, nato nel XIV secolo, dove i vivi e i morti dialogano non in un clima di paura ma di riflessione e saggezza. È meraviglioso vederlo rappresentato sul lago, il palcoscenico più bello”.

Ancora una e poi spengo

 

Carla Carucci è l’autrice e protagonista di Ancora una e poi spengo (10/9), diretto da Francesco Lo Bue. È una pièce tragicomica che affronta uno dei grandi mali del nuovo millennio: la dipendenza dalle serie TV, pericolosa forse al pari di quella dal fumo.

Mariangela D’Abbraccio rielabora in forma di assolo con le musiche di Claude Debussy un altro testo di Dacia Maraini e in Camille Claudel (13/9) rievoca l’arte e la tragica esistenza della scultrice francese, appassionata e anticonformista, archetipo suo malgrado del genio maledetto femminile, vittima delle pressioni familiari e degli amori infelici.

Il teatro di strada è presente sia con Escalascion (13/9) di e con Dadde Visconti e Michele Cafaggi, dove due uomini del tutto simili affittano contemporaneamente due case-scale e vivono felicemente la loro nuova vita sino a quando un imprevisto trasforma l’idillio in uno scontro feroce senza esclusione di colpi, che con Oh My God (11/9) di Olivia Ferrari che veste i panni di un clown diviso tra follia, severità, comicità e coraggio.

Escalescion

 

Sezione da non perdere è il Menù della Poesia, nato da un’idea di Marco Bonadei per promuovere e diffondere teatro, letteratura e appunto poesia in luoghi non convenzionali: una pacifica protesta per smentire chi afferma che con la cultura non si mangia… Le poesie vengono servite come fossero vivande da maîtres d’eccezione: attori professionisti che, su richiesta del cliente, recitano direttamente al suo tavolo.

Infine due encomiabili iniziative: la prima a favore di medici e operatori sanitari, tuttora in prima linea a lottare contro il Covid-19, che ogni sera usufruiranno di un numero di biglietti gratuiti. La seconda riguarda, invece, il biglietto sospeso: come in uso a Napoli per il caffè si potrà pagare un ingresso e lasciarlo a favore di un altro spettatore.

Festeggia il ventennale Tramedautore, il Festival Internazionale delle Drammaturgie (11-20 settembre al Piccolo Teatro di Milano), rassegna organizzata da Outise diretta da Angela Calicchio e Andrea Capaldi, anche consulenti artistici a fianco di Michele Panella e Gian Maria Cervo. 

“Dopo vent’anni crediamo ancora che il teatro possa essere un luogo di metabolizzazione del contemporaneo – affermano i curatori – strumento di conoscenza, leva di crescita di una comunità che vorremmo sempre più eterogenea e inclusiva. Dall’Europa centrale a quella dell’Est, dall’America Latina all’Asia e Africa, abbiamo cercato di leggere i segnali dei cambiamenti e di condividerli attraverso il teatro con i nostri concittadini. Da queste riflessioni è nato il desiderio di indagare una condizione drammaticamente attuale, quella dei cittadini senza stato: lo sono tutti i popoli che si sono violentemente ritrovati senza una casa e sono emigrati nel mondo, lo sono i profughi che vivono nelle nostre città nei campi di detenzione, lo sono i giovani che scelgono di cercar fortuna altrove perché qui non hanno speranza di crescere, lo sono tutte le persone abbandonate a se stesse o vittime di razzismo e omofobia”.

Freetime

 

A causa dell’emergenza sanitaria e la conseguente chiusura delle frontiere, ci si è dovuti focalizzare sull’Italia, salvo una piccola vetrina internazionale dedicata ai testi inediti del tedesco Albert Ostermeier e dell’argentino Rafael Spregelburg (17/9). Le Lockdown Poems del primo sono lette da Giorgia Senesi, mentre passi da Il teatro era il contagio del secondo sono proposti da Tindaro Granata.

Ci focalizziamo su alcune proposte del bel cartellone: apre Stranieri, testo di Antonio Tarantino, da poco scomparso, che ha dedicato parte dei suoi lavori alle tematiche LGBT come in Vespro della Beata Vergine e Lustrini, contenuti nei suoi Quattro atti profani. Qui si racconta di un uomo braccato in casa, prigioniero della sua stessa solitudine: moglie e figli bussano alla porta, ma saranno reali? La regia è di Gianluca Merolli anche in scena con Francesco Biscione e Paola Sambo.

I Fratelli Presnyakov (sceneggiatori dei registi russi Nikita Mikhalkov e Kirill Serebrennikov) e Gian Maria Cervo hanno firmato Freetime (12/9), una sorta di farsa arrabbiata diretta da Pierpaolo Sepe, che non esiteremmo a definire queer. Il nipote dell’ex primo ministro spagnolo Mariano Rajoy e il suo sequestratore Adamo attendono una telefonata prima che quest’ultimo uccida l’ostaggio con banderillas da torero…

La calciatrice

 

Domenica 13 è in programma (con ingresso libero al Chiostro Nina Vinchi del Piccolo) la premiazione dei vincitori del Premio Carlo Annoni, ideato da Corrado Spanger e dedicato alla drammaturgia LGBTQ e alla diversità nella sfera dell’amore. Sono pervenuti ben 158 testi italiani e 601 in lingua inglese, giudicati da una giuria composta da 40 membri. Non possiamo ancora rivelare i nomi dei vincitori ma sappiamo che gli attori Ferdinando Bruni e Renato Sarti leggeranno brani dai lavori premiati. In occasione del recente patrocinio del Parlamento Europeo, interverrà Daniele Nahum che lavora in quella sede e Yuri Guaiana parlerà della condizione omosessuale in paesi particolarmente difficili.

Angelo Di Genio, già protagonista di Angels in America, Federica Fracassi, Alessandro Bandini e Petra Valentini animano la mise-en-espace di Ultima spiaggia (14/9) della rivelazione Riccardo Favaro, insignito lo scorso anno del Premio Scenario. La sera stessa va in scena Questa lettera sul pagliaccio morto, testo, regia, spazio e luci di Davide Pascarella, interprete Paola Senatore.

Sonia Antinori, autrice pluripremiatae qui anche attrice insieme a Silvia Gallerano e Daria Lippi che ne cura la regia, ha scritto Naufragium, sorta di oratorio o concerto pop, incentrato sul discorso di una donna a suo padre, un tempo animato da una passione politica spinta sino alle estreme conseguenze.

Lucia Mallardi, autrice e anche in scena, ripercorre i suoi trascorsi sportivi in La calciatrice (18/9), viaggio autoironico di una giovane arrivata alla carriera di semiprofessionista prima nella Lazio e poi a Berlino: Lucia, insieme al regista Stefano Sarra, miscela due elementi apparentemente lontani tra loro: il calcio come arte e l’arte come disciplina e passione.

Taddarrite

 

Ancora alla ribalta l’universo femminile: Taddarrite (in siciliano “pipistrelli”, 19/9), scritto e diretto da Laura Rondinelli, interpretato da Donatella Finocchiaro, Claudia Potenza e Antonia Truppo, ci mostra la veglia di tre sorelle al marito morto della minore, come vuole l’onusta tradizione dell’isola. Sarà un’occasione per dar sfogo allo sdegno e alla collera per le tante violenze subite dagli uomini.

La chiusura il 20/9 è all’insegna della Maratona Podcast, in collaborazione con Audible e storielibere.fm: un’intera giornata dedicata alla possibilità d’informazione, approfondimento culturale e intrattenimento che i podcast regalano ad ascoltatori e fruitori, casalinghi o in esterni.

Dopo tavole rotonde, incontri e performances, la conclusione è affidata allo spettacolo sonoro da ascoltare in cuffia Le mani sul mondo di Roberto Saviano, presente sul palco del teatro Strehler con Luca Micheli e la cura registica di Sabrina Tinelli in una trasposizione del suo primo podcast che racconta le vite criminali dei boss e le vicende di chi ha provato a contrastarli. Biglietteria online www.piccoloteatro.org

Giunto all’ultimo anno del suo mandato alla Biennale Teatro (14-25/9), Antonio Latella, dopo aver rivolto l’attenzione alle registe donne, all’attore performer e poi al ruolo del drammaturgo, in questa 48a edizione si concentra sul tema della censura. Emblematico è infatti il titolo che ha scelto: Nascondi(no).

“Per censura – spiega il regista –non intendo quella a cui ci viene spontaneo pensare, bensì quella rappresentata dai vincoli di natura economica e dallo stesso sistema teatrale. Venuto meno l’obbligo dei teatri pieni che il distanziamento non consente più, è il momento di vincere la paura di perdere pubblico e portare in scena autori non rappresentabili che scardinano i linguaggi. Mi sono ripromesso prima del mio congedo di presentare un teatro in qualche modo negato dalle istituzioni che sempre puntano su nomi già consolidati, creando appunto una sorta di censura. Mi sono chiesto, come direttore artistico, cosa potevo fare per cambiare le carte e ho puntato sui giovani che formano gran parte del palinsesto di questa Biennale. A ogni compagnia ho chiesto di non censurarsi nella proposta, di pensare a progetti che in un teatro istituzionale verrebbero rifiutati e di esplorare territori pericolosi”.

Di nuovo in controtendenza è stata la scelta del direttore circa l’assegnazione del Leoni alla carriera: quello d’Oro al sound designer Franco Visioli (già collaboratore di Ronconi, Castri, Stein e in lungo sodalizio con Latella) e di quello d’Argento al regista e coreografo Alessio Maria Romano. A entrambi l’onore e l’onere dell’apertura: il primo, al suo debutto alla regia, con Ultima Latet, ispirato alla Montagna incantata di Thomas Mann, in scena Alice Torriani ed Elisabetta Valgoi; il secondo con Bye Bye, una performance che indaga il senso della censura attraverso il corpo di cinque danzatori.

Eh! Eh! Eh! Raccapriccio

 

Tra le molte proposte, tutte di alto profilo, segnaliamo quelle più “censurabili” nell’accezione sopra descritta, divise tra gli incantevoli spazi dell’Arsenale, il teatro Goldoni e i saloni di Ca’ Giustinian. Il ventiseienne regista Leonardo Manzan firma Glory Wall (22/9), scritto da Rocco Placidi. Il titolo richiama non a caso il “glory hole”, fessura in una parete attraverso cui compiere l’atto sessuale senza essere visti dall’altro/a. Un muro che può esser penetrato ma non abbattuto: in questo caso si vedrebbe ciò che esso nasconde e forse verrebbe meno il godimento.

Per i nostri lettori le Nina’s Drag Queens non hanno certo bisogno di presentazioni: dopo Shakespeare, Brecht e Cechov l’ensemble prosegue la sua irriverente ricerca con Le Gattoparde (L’ultima festa prima della fine del mondo), non un adattamento del romanzo di Tomasi di Lampedusa ma una sorta di rito teatrale che mette a nudo l’immutabile meccanismo del trasformismo politico e culturale, ritratto pessimista di un paese che non riesce a cambiare (20/9).

Affrontare il teatro di Reiner W. Fassbinder è sicuramente una bella sfida: siamo certi che Giovanni Ortoleva la vincerà. Uscito dalla fucina della Biennale College, il giovane regista mette in scena I rifiuti, la città e la morte (21/9), dramma che vede al centro uno speculatore edilizio ebreo che s’invaghisce della prostituta Roma, figlia di un nazista che forse ha ucciso i suoi genitori. L’inattesa ricchezza però non riesce a renderla felice e abbandona il marito che allora rivela la sua identità omosessuale.

Platonov

 

Nei precedenti lavori (Sulla morte senza esagerare e Visite) hanno trattato temi assai scomodi come vecchiaia, solitudine e fine vita: ora il milanese Teatro dei Gordi riprende i fili della ricerca con Pandora (17/9) che ha al centro l ’esplorazione del bagno pubblico, inteso come luogo di passaggio e di attesa abitato da fretta, rabbia, frustrazioni, stanchezza e pulsioni di desiderio.

Dopo il focus che il direttore gli ha dedicato in una scorsa edizione, ritorna Liv Ferracchiati (che ha compiuto la transizione FtM da donna a uomo) con La  tragedia è finita. Platonov (20/9), cimentandosi con un classico della letteratura. Il personaggio ceato da Cechov appare libero di seguire i propri desideri senza alcuna forma di autocensura, però sempre indeciso tra attrazione e repulsione, tra paura ed eccitazione nel suo non agire e nel suo sottrarsi. Nella sua mancanza di certezze ci specchiamo anche noi.

Del tutto diverso l’autore scelto da Massimo Condemi che firma la regia di La filosofia del boudoir (17/9). Si tratta infatti del marchese De Sade, di cui questo libro vide la pubblicazione nel 1795. Condemi riunisce in una stanza i personaggi invitandoli a commentare i dialoghi filosofici e talvolta anche a prenderne parte.

La filosofia del Boudoir

 

Rimaniamo tra i classici francesi con Eh! Eh! Eh! Raccapriccio (16/9) che la compagnia Astorri Tintinelli, tra i più interessanti esponenti del nuovo teatro, ha creato ispirandosi a I Fiori del male di Baudelaire, all’epoca censurato e processato: sette poesie furono tolte per oscenità e oltraggio alla pubblica morale, fondata allora sulla censura del corpo e su quella di una lingua che deve censurare il desiderio.

Sin dai suoi esordi abbiamo apprezzato il coraggioso lavoro di Giuliana Musso, pregno di impegno e denuncia sociale, stemperato dalle sue doti di poetica affabulatrice. Con Dentro (Una storia vera, se volete) tocca lo scabroso tema degli abusi sessuali nell’ambito della famiglia. Vediamo una figlia che odia la madre e un padre innocente sino a prova contraria, tra loro una pletora di educatori, terapeuti e medici che non vogliono sapere la verità (18/9).

Ha vinto il primo bando per registi under 30 promosso dalla Biennale College: Leonardo Lidi, dopo la sua originalissima lettura di Zoo di vetro, vuole stupirci di nuovo scegliendo un testo di Gabriele d’Annunzio quasi dimenticato e quando rappresentato destinato al fiasco, La città morta (22/9). Leonardo ci promette, invece, un viaggio inaspettato tra divertimento e pura poesia, affidandosi anche al talento di Christian La Rosa.