Il tema dell’invecchiamento LGBT è sempre più oggetto d’interesse e di ricerca anche in Italia. Noi ve lo presentiamo in maniera alternativa, grazie a quattro persone anziane molto particolari.

 

Non sono mai state amiche ma quando i rispettivi mariti fanno coming out dichiarando che stanno insieme di nascosto da più di vent’anni, e le lasciano per vivere alla luce del sole la loro relazione omosessuale, la perbenista imprenditrice Grace e l’eccentrica artista Frankie fanno fronte comune per superare il trauma di doversi ricostruire la vita dopo i 65 anni, e soprattutto per capire come riuscirci.

Le due donne affronteranno, spesso in modo alquanto camp, problemi come il lavoro, l’invecchiamento, l’amore e il sesso, le volontà dei figli nei loro confronti, la storia d’amore degli ex congiunti e soprattutto il loro nuovo complicatissimo rapporto di convivenza.

La sinossi della serie televisiva Grace and Frankie di cui è appena approdata su Netflix la quinta stagione (dove Ru Paul appare nei primi due episodi), con la sesta già confermata, è decisamente semplice ma gli innumerevoli argomenti che tratta con i toni della commedia sono incredibilmente profondi.

Più che raccontare i personaggi principali, interpretati magistralmente da un’iconissima Jane Fonda e dall’attrice lesbica dichiarata Lily Tomlin (memorabile in tale veste nel film Grandma di Paul Weltz), vogliamo concentrarci sui loro rispettivi ex mariti Robert e Sol, le cui parti sono recitate da un brillante Martin Sheen e da un geniale Sam Waterson. Due ruoli secondari che affrontano, anche se da maschi bianchi e ricchi avvocati divorzisti, la questione della terza età LGBT.

Negli Stati Uniti gira questo slogan: even if we are grey, we are still gay, anche se siamo grigi di capelli siamo ancora omosessuali. Secondo l’APA American Psychological Association più di 39 milioni di nordamericani hanno 65 anni o più, inclusi 2,4 milioni di persone che si identificano come persone lesbiche, gay, bisessuali o transgender.

Decenni di discriminazioni, criminalizzazioni, stigma sociale (pensiamo soltanto all’arrivo della pandemia dell’AIDS negli anni ’80 del secolo scorso), allontanamento dalle famiglie, trattamento sociale inuguale ecc. hanno però alimentato l’invisibilità delle persone anziane LGBT.

Una vita di fattori di stress unici associati all’essere una minoranza spesso odiata e volentieri discriminata, cui si aggiungono le differenze generazionali e la mancanza di protezione legale a lungo vissuta prima dell’approvazione del matrimonio egualitario o delle unioni civili, può rendere gli adulti LGBT veterani meno aperti pubblicamente riguardo alla loro sessualità.

Possono anche sentirsi, come dare loro torto, più vulnerabili a negligenza e maltrattamenti nelle strutture per anziani, dove rischiano di subire una doppia discriminazione a causa della loro età e del loro orientamento sessuale o della loro identità di genere.

L’isolamento sociale è un’ulteriore preoccupazione da tenere in considerazione, perché queste persone hanno maggiori probabilità di vivere da sole, più probabilità di essere single e meno probabilità di avere figli rispetto ai loro omologhi eterosessuali. Tutte queste considerazioni possono essere poi aggravate da intersezioni di sesso, razza, etnia e disabilità.

Con l’invecchiamento della cosiddetta generazione del baby boom, i nati tra il 1945 e il 1964, la popolazione adulta aumenterà immancabilmente, quindi chi si occupa di servizi psicologici e di assistenza per gli anziani deve essere sensibile alle storie, ai vissuti e alle preoccupazioni delle persone LGBT.

Devono essere professionisti aperti di mentalità e capaci di fornire sostegno nei confronti degli adulti arcobaleno, per garantire un’assistenza accessibile, competente e di qualità. Chi si occuperà di noi, e noi stessi come comunità, si troverà ad affrontare sfide uniche.

Uso il verbo al futuro, perché è nel presente che stanno partendo due iniziative che riprendono lo scarso e sparuto dibattito che c’è stato in Italia e di cui daremo testimonianza storica di seguito.

Ha preso avvio con i finanziamenti ottenuti dal Ministero del Lavoro e Politiche Sociali, e in collaborazione con Arci pesca FISA,  il  progetto di Arcigay nazionale “Silver Rainbow. Azioni multilivello per l’invecchiamento positivo della popolazione anziana LGBT, il contrasto alle solitudini involontarie, il dialogo intergenerazionale e la promozione dell’accoglienza e della visibilità in contesti non LGBTI”,  che vuole “comprendere i bisogni e le risorse della persona anziana LGBTI, i bisogni abitativi, il grado di integrazione rispetto alla comunità LGBTI e alla comunità in generale. Il progetto  è rivolto alle persone di tutte le età sia LGBTI+ sia eterosessuali, in Italia e all’estero, con particolare attenzione agli over 55 e oltre”. Maggiori informazioni qui.

Come descritto nel comunicato stampa “Quanto sono visibili le persone anziane LGBTI? Siamo preoccupati di invecchiare? Uomini e donne nello stesso modo? Sono più soddisfatti della propria vita sessuale i giovani, gli adulti oppure gli anziani? E per quanto riguarda l’amore? Sono questi alcuni dei temi che la ricerca vuole approfondire. Il processo di invecchiamento, infatti, può essere di per sé una condizione che porta gli individui a un rischio di invisibilità, solitudine involontaria, esclusione sociale o discriminazione. La terza e quarta età LGBTI è questione ancora più complessa e relativamente nuova che va affrontata su più livelli: oggi le persone LGBTI senior sono tendenzialmente invisibili. È una invisibilità doppia, come persone LGBTI e come persone anziane: come persone LGBTI sono spesso invisibili alla società e anche ai volontari delle associazioni che fanno attività con persone anziane, ma sono invisibili in quanto anziani e talvolta anche in quanto persone LGBTI alla stessa comunità LGBTI, abituata ad una comunicazione giovanilista e ad un linguaggio che è già quello di una generazione più o meno apertamente LGBTI. La solitudine involontaria per l’anziano LGBTI è dunque un rischio concreto e doppio.

‘Mancano modelli di riferimento sull’invecchiare bene per le persone LGBTI, – sottolinea Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay – per quanto esistano esperienze che affrontano per esempio il tema dell’abitare della terza e quarta età LGBTI guardando al co-housing intergenerazionale o a modelli similari. E del resto l’anziano LGBTI già oggi mostra di avere risorse e capacità di resilienza, che però conosciamo poco e che andrebbero approfondite in un’ottica di empowerment. L’idea del progetto è di affrontare questa invisibilità e contrastare le solitudini involontarie a più livelli: conoscere meglio i bisogni dell’anziano LGBTI; promuoverne la visibilità, il benessere e l’integrazione nella comunità LGBTI favorendo il dialogo intergenerazionale e percorsi abitativi adatti; promuoverne la visibilità, il benessere e l’integrazione in contesti non tipicamente LGBTI grazie ad una maggiore contaminazione culturale, fatta grazie a laboratori, formazione e campagne di comunicazione in quei contesti’.

Nei prossimi mesi verranno organizzati anche alcuni focus group con l’obiettivo di favorire una conoscenza più approfondita, di tipo qualitativo, dell’esperienza dei grandi adulti e anziani LGBTI rispetto a bisogni, aspirazioni, preoccupazioni, risorse, con un’attenzione duplice e particolare alla partecipazione alla vita sociale della comunità LGBTI ma anche di associazioni e contesti tradizionalmente ‘distanti’ in quanto non LGBTI ma tipicamente organizzati come collettori del tempo libero soprattutto degli anziani”.

Il questionario è accessibile qui ma per favorire la più ampia partecipazione, anche a coloro che non usano tecnologie digitali, la stessa indagine è stata predisposta in formato cartaceo che si può richiedere all’indirizzo di posta elettronica silver@arcigay.it È un progetto importante e il vostro contributo compilando il questionario e diffondendo la notizia è essenziale.

Essendo nella loro mailing list abbiamo l’informazione che a Padova il circolo Arcigay Tralaltro ha un gruppo Senior che “si rivolge a tutte le persone LGBTI con più di 50 anni che abbiano voglia di incontrarsi, conoscersi e confrontarsi. Uno spazio aperto e accogliente per lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuali, dove avere la possibilità di dialogare, proporre argomenti di discussione e stringere relazioni”. Appuntamento la prima domenica del mese dalle 17 alle 19 nella sede del Tralaltro Arcigay Padova, info senior@tralaltro.it

Sempre a Padova la Fondazione Foresta Onlus, in collaborazione con l’Università degli Studi di Padova, sta svolgendo uno studio sui bisogni, sulle caratteristiche e sulle trasformazioni dell’affettività e sulla sessualità LGBT* nell’invecchiamento.

“Ad oggi è stata rivolta poca attenzione al modo in cui le persone LGBT* vivono la propria sessualità e alle eventuali trasformazioni della sessualità LGBT* nell’ageing. Per la realizzazione di questa ricerca è importante anche il tuo contributo: per questo ti chiediamo di compilare il breve questionario che segue. Il questionario è del tutto anonimo e i dati verranno analizzati in modo aggregato, quindi non sarai riconoscibile in alcun modo. Puoi ritirarti in qualunque momento, senza fornire spiegazioni e senza incorrere in alcun tipo di penalizzazione, ottenendo il non utilizzo dei tuoi dati. Il questionario non ha finalità cliniche o diagnostiche. Grazie per la tua collaborazione!”

Il questionario richiede 10 minuti del vostro tempo ed è rivolto a persone di età pari o superiore ai 55 anni. Nell’incontro del gruppo Senior LGBT Padova di domenica 7 aprile 2019 il dott. Luca Flesia, referente del progetto, esporrà i risultati emersi dalla ricerca come avvio a una riflessione su questi temi.

A questo punto è doveroso segnalare per onor di cronaca che nel 2013 nella città di Torino nacque lo “Sportello Terza Età” dell’Associazione Lambda, la prima associazione che in Italia attivò, in accordo con il Comune di Torino e con il Centro Servizi per il Volontariato Idea Solidale, uno sportello di orientamento e informazione per le persone LGBT over 60, che comprendeva una prima attività di volontariato rivolta a chi aveva più bisogno.

Molto interessante l’intervista al riguardo a Enzo Cucco che si può leggere nel Portale di informazione antidiscriminazioni LGBT. Potete trovare aggiornamenti e spunti su questa pagina Facebook.

Per finanziare il progetto nacque l’idea delle due antologie di racconti Over 60 Men e Over 60 Women editi da Elmi’s World, riflessioni letterarie su persone omosessuali con più di sessant’anni, che nel 2016 hanno riaperto una piccola breccia nel muro del tabù che circonda il tema.

Per giungere alle conclusioni, mi ricordo di una riunione di un gruppo di gay anziani australiani a cui presi parte a Sydney nel lontano 2004 nella sede di un’associazione LGBT australiana, dove vidi una tazza con sopra il disegno di un triceratopo e la scritta “non siamo ancora estinti”. Insieme avevano creato gruppi di autoaiuto e sostegno per andarsi a trovare in caso di ricovero di uno di loro in ospedale, di bisogno in casa o anche solo per non sentirsi soli, come una famiglia allargata non biologica ma scelta.

Il 2019 vede la celebrazione del cinquantesimo anniversario dei moti di Stonewall, il nostro “compleanno” annuale più importante festeggiato un’unica imprescindibile giornata di rivendicazione e di festa con il gay pride. La vita quotidiana però si svolge su 365 giorni all’anno non dimentichiamolo, e non dimentichiamoci di tutti e tutte coloro che nella loro gioventù, con i loro sogni e le loro utopie e le loro lotte, hanno permesso alle generazioni successive di vivere molto meglio di quanto non sia capitato a loro.

Coinvolgere quindi un più ampio pubblico su questioni che spesso spaventano e che si affrontano solo quando ormai ci si trova dentro, promuovere servizi per l’inclusione e il sostegno delle persone anziane LGBT, prendersi cura dei “nostri” anziani e iniziare a capire come prenderci cura di noi quando il tempo verrà, sono imperativi categorici non più procrastinabili.