Un libro per giovani ragazzi e ragazze racconta in forma semplice e senza paraventi la vita di Alan Turing, genio matematico e omosessuale affascinato dalla strega di Biancaneve. Le sue scoperte scientifiche anticiparono i computer e la fine della seconda guerra mondiale. Le sue diversità non accettate gli furono fatali, ma sono diventate un’importante lezione di vita.

 

In The Rocky Horror Picture Show quando il protagonista sweet transvestite Frank-N-Furter compare per la prima volta sullo schermo canta un verso che cita una frase metaforica inglese molto famosa: don’t judge a book by its cover, non giudicate un libro dalla sua copertina, per segnalare di non valutare qualcosa solo dal suo aspetto esteriore.

Eroe guasto, romanzo per ragazzi e ragazze dagli undici anni scritto da Antonio Ferrara e pubblicato da Settenove edizioni (di cui avevamo già recensito  Il bosco in casa), racconta la vita di Alan Turing (1912 – 1954), matematico e omosessuale, il cui contributo scientifico fu decisivo nella sconfitta delle forze nazifasciste durante la seconda guerra mondiale. Il titolo mi aveva messo subito in posizione difensiva e di critica negativa.

La lettura però ha capovolto il mio pregiudizio e mi ha aiutato a sviluppare un giudizio di gratitudine all’autore e di rinnovarlo alla casa editrice che è interamente votata alla costruzione di un immaginario privo di stereotipi sessisti, all’educazione alle differenze, alla prevenzione della discriminazione e della violenza di genere. Considerando soprattutto il target di età, Eroe guasto è un libro bellissimo e importante. Titolo a parte forse, ma l’Editrice ce ne ha spiegato la scelta.

Ammetto che conoscevo la storia e la vita di chi è considerato il padre dell’informatica solo grazie al film The Imitation Game di Morten Tyldum con protagonista Benedict Cumberbatch, liberamente basato sulla biografia Alan Turing: The Enigma scritta da Andrew Hodges.

Volendo essere sintetici al massimo, i punti salienti della sua esistenza sono la genialità precoce per la matematica; la presa di coscienza e accettazione del proprio orientamento sessuale; il lavoro come crittoanalista per i servizi segreti inglesi nel Department of Communications per decifrare i codici usati nelle comunicazioni di guerra tedesche, criptate tramite il cosiddetto impenetrabile sistema “Enigma”; il processo per omosessualità e relativa condanna per pubblica indecenza nel 1952, che lo portò a suicidarsi due anni dopo (il lesbismo in Gran Bretagna, invece, non è mai stato illegale).

Turing si sarebbe tolto la vita addentando una mela avvelenata con cianuro di potassio, azione che lo riporta all’immagine di Crimilde, la regina matrigna e strega cattiva nella favola Biancaneve e i sette nani, che per come fu raffigurata in cartoni animati nel 1937 da Walt Disney è anche un’icona gay del male. Una leggenda urbana ritiene, inoltre, che questo episodio è alla base del logo della Apple, ma Steve Jobs lo ha negato. Tim Cook il suo successore come amministratore delegato a capo dell’azienda ha fatto pubblicamente coming out su Businessweek nel 2014.

Prima di passare ad alcune riflessioni personali questa è l’analisi del testo. Antonio Ferrara è autore e illustratore, due volte vincitore del premio Andersen, il più prestigioso riconoscimento italiano attribuito ai migliori libri per ragazzi e ragazze. Nella sua presentazione sul sito di Settenove è indicato che “conduce laboratori di scrittura creativa per emozioni in scuole, carceri e ospedali, ed è convinto che la scrittura sia per i ragazzi e le ragazze la forma più semplice e raffinata di educazione sentimentale, la pratica migliore per nominare e condividere le emozioni”. In Eroe guasto Ferrara opta per una scrittura diretta e semplice, descrivendo le peculiarità della personalità di Turing con sensibilità, e la tematica gay con molta intelligenza.

Alan Turing

Se adesso chiunque ha libero accesso a qualsiasi tipo d’informazione, e i e le pre-adolescenti sono esposti a tutto senza filtri, un tempo parlare di argomenti LGBT nelle scuole era tabù. Se il bullismo omotransfobico è sempre esistito (anch’io lo subii al liceo ma per fortuna assai leggermente), negli anni ’70 era inconcepibile parlarne alzando così il tappeto sotto cui si nascondeva la polvere dello stigma e della vergogna. Nessuno se ne sarebbe occupato, quindi per l’adulto gay come sono adesso leggere a pagina 16

(…)

Scherzava sempre, Chris.

Lo amavo.

è stata una sorpresa a cui non ero preparato. Antonio Ferrara parla di amore per quello che è: amore.

Christopher Mortom, compagno di studi di Alan, morì improvvisamente a soli 18 anni il 13 febbraio 1930 per tubercolosi bovina. Così è scritto a pagina 19: Ero disperato. Era morto il mio unico, grande amico. Ero segretamente innamorato di lui, e non glielo avevo mai detto. Gli volevo proprio bene. Adoravo la terra dove appoggiava i piedi.

Vi assicuro che mi è venuto un colpo al cuore ripensando all’effetto che queste frasi avrebbero avuto su di me, se le avessi trovate in un libro quando ero alle scuole medie. Io ai tempi leggevo la serie di romanzi “I tre investigatori” nella collana Il giallo dei ragazzi della Mondadori, dove il regista Alfred Hitchcock figurava in copertina come autore, anche se chi li scriveva era Robert Arthur. La fantasia volava e i tre protagonisti mi piacevano molto, ma nei miei ricordi erano trame a dir poco puritane. Li ho ancora tutti in cantina, magari andrò a rileggerli.

Alan Turing in Eroe guasto è presentato come scienziato e come omosessuale, e ci tengo a sottolineare l’importanza della congiunzione “e”, perché per me crea una differenza positiva rispetto a scrivere “scienziato omosessuale” o “genio gay”. Sembra una sottigliezza ma non lo è: l’orientamento sessuale non mette in ombra tutto il resto, non diventa rilevante, è solo naturale. Sono convinto che i giovani lettori e le giovani lettrici, qualsiasi sia o sarà l’orientamento sessuale o l’identità di genere che già sentono in sé o che sboccerà in loro lo capiranno.

Sembrerà però che adesso mi contraddica scrivendo che questi due piani dell’esistenza del matematico non corsero in parallelo ma s’intersecarono. Crearono commistioni per cui, per entrambe le cose “fu vittima di pregiudizi e ingiustizie, fuori e dentro l’esercito. Prima e dopo la fine della guerra. Non fu un uomo qualsiasi, Turing. Fu un genio. Usato e poi gettato via”, come si legge nel primo risvolto di copertina.

Erano altri tempi e sono cambiati. Questo libro ne è una testimonianza sincera (a differenza di un altro libro per ragazzi di un che affronta temi LGBT, di cui potete leggere cosa ne penso qui), perché dice a chiare lettere che l’omosessualità non è un problema, non c’è niente da vergognarsi, è una cosa naturale.

Resta da capire il senso del titolo Eroe guasto. Poichè siamo stati una minoranza giudicata solo negativamente per secoli, il nostro livello di sensibilità resta alto. Alla mia domanda se ci fosse qualche spiegazione al riguardo come una scelta di marketing, un’idea dell’autore, un messaggio da “decrittare”, ho ricevuto questa risposta da Monica Martinelli, fondatrice di Settenove che ha curato la revisione.

“Io e l’autore abbiamo lavorato molto sul testo limando tante piccole cose per far sì che il contenuto fosse il più possibile attento al linguaggio, soprattutto al mostrare Turing in una prospettiva completa e non parziale puntando solo all’orientamento sessuale. 
Per quanto riguarda il titolo, ci ho pensato molto, inizialmente ho temuto che fosse colto in modo fuorviante ma, di fatto, all’epoca fu considerato un eroe a metà, proprio per il suo orientamento sessuale, e il termine ‘guasto’ si rifà alla meccanica prospettiva dell’epoca. 
Fosse stato etero sarebbe diventato forse il personaggio culto dell’Inghilterra di quegli anni e invece fu umanamente distrutto. Volevamo esprimere questo e abbiamo scelto guasto perché c’è un rimando alla meccanica e alla tecnologia, ambiti scientifici nei quali lui operava.”

Alan Turing come omosessuale poteva essere “guasto” in base alle leggi britanniche, alla cultura omofobica e alla pressione sociale dell’epoca quando visse. Considerate che in Italia è dal codice penale italiano del 1889 (comunemente detto Codice Zanardelli), che non abbiamo leggi contro l’omosessualità. Non ci furono neanche sotto la dittatura fascista, perché secondo l’opinione di Mussolini “in Italia sono tutti maschi”, quindi non aveva senso regolare qualcosa che, almeno di facciata, non esisteva.

Nel Regno Unito, invece, la depenalizzazione degli atti omosessuali maschili fu abrogata nel 1967 (per la prima volta dopo 470 anni), ma solo in Inghilterra e nel Galles. Non sarà estesa alla Scozia fino al 1980 e all’Irlanda del Nord fino al 1982. Come analizzato dal famoso attivista Peter Thatchell, in realtà molti aspetti della vita gay maschile rimasero criminalizzati, e la polizia ne approfittò per continuare a perseguitarci. La cultura che si oppone all’accettazione e all’eguaglianza per le persone LGBT continua anche adesso, ma le cose cambiano anche in meglio.

Per il centenario dalla nascita di Turing nel 2012 le poste britanniche emisero un francobollo, dove il nome si può leggere solo nell’iscrizione, perché è invece raffigurata la macchina da lui sviluppata. Quando la regina Elisabetta nel 2013 gli concesse il “royal pardon”, le associazioni LGBT inglesi insorsero dicendo che meritava scuse reali (autentiche e monarchiche). Quest’anno sulla nuova banconota da 50 sterline sarà Alan Turing a essere sul retro, scelto con un sondaggio pubblico per chiedere quale scienziato dovesse essere raffigurato vincendo all’interno di una lista di oltre 900 nomi, finalmente visibile con il suo ritratto. Un ulteriore atto di omaggio ma anche di riparazione postuma, perché le interpretazioni e ciò che è considerato “politicamente corretto” cambiano dopo anni di lotte.

Qualche giorno prima di scrivere questa recensione ho scoperto nella rubrica “Leggendo qua e là…” della Settimana Enigmistica, che il filosofo illuminista francese Voltaire riteneva essenziale essere pronti a mettere in discussione le proprie convinzioni. “Il dubbio non è piacevole – affermava – ma la certezza è ridicola”. A volte avere avuto torto è proprio bello.