Prima un libro, poi una serie TV e ora un testo teatrale ci fanno conoscere Anne Lister, intraprendente donna lesbica vissuta nell’Ottocento, diventata celebre per i suoi diari cifrati in cui annotava anche i dettagli erotici dei suoi amplessi e per il matrimonio con la compagna di vita, benedetto dalla chiesa inglese.

foto Laila Pozzo

 

Che nel primo Ottocento due donne potessero sposarsi e lo facessero nella puritana Inghilterra durante il regno della regina Vittoria sembra pura follia, ma è davvero accaduto. Nell’impresa impossibile c’è riuscita Anne Lister (1791-1840), gentildonna e proprietaria terriera, che viene soprattutto ricordata per le 7.700 pagine dei suoi diari scritti in un codice segreto (un misto di greco e algebra) di difficile decifrazione in cui  raccontava con dovizia di particolari le sue eccitanti avventure erotiche con altre donne, oltre alle sue attività connesse alle terre e altri possedimenti. In tal modo fornì anche una preziosa documentazione sulla vita quotidiana, economica e sociale nell’Inghilterra del nord, tanto che nel 2011 sono stati inseriti nel programma Memoria del mondo dell’UNESCO.

Grazie a questo singolare coming out è diventata così la prima donna lesbica dell’età moderna ad aver dichiarato la propria omosessualità nello stesso periodo in cui vivevano le sentimentali eroine di Jane Austen. Le pulsioni verso il suo stesso sesso si erano già manifestate da ragazzina nel collegio di York, dove era stata mandata dai genitori dopo l’istruzione privata impartitale da un sacerdote e dal quale, proprio a causa della scoperta della relazione con la coetanea Eliza, fu espulsa. Già da allora Anne comincia a maturare una fascinazione per la storia e la cultura d’oltremanica e del Mediterraneo che in seguito approfondirà in un viaggio di due anni tra Francia, Svizzera, Belgio, Germania e Italia.

Sia in patria che in questo lungo grand tour aveva intrecciato diverse, appassionate storie d’amore e sesso di cui puntualmente aveva dato conto nei diari. In età adulta Eliza aveva tentato di riprendere la relazione, ma le furono preferite altre giovani fanciulle. Al ritorno in patria decide di stabilirsi nella tenuta di Shibden Hall ereditata dallo zio che, in aggiunta ai proventi di una concessione ferroviaria e di una miniera di carbone che lei stessa aveva fatto scavare, riesce a godere di estrema libertà e a condurre una vita agiata e ricca di contatti sociali forieri anche di complici amicizie.

Le sue fortune però attraversano un momento di crisi e Anne, che nel frattempo aveva conosciuto l’ereditiera e vicina di casa Ann Walker, a poco più di 40 anni decide che l’unione con lei le garantirebbe, oltre alla stabilità affettiva, anche la sicurezza economica. Inizia così un serrato corteggiamento che, dopo alcune perplessità, fa capitolare la candida Ann.

La relazione viene ufficializzata la domenica di Pasqua del 1834 con una cerimonia religiosa, priva però di valore legale, alla Holy Trinity Church di York nella quale entrambe ricevono la comunione. Da quel giorno si ritennero sposate a tutti gli effetti e pertanto il loro viene considerato il primo matrimonio gay nella storia del Regno Unito. Per la luna di miele scelsero Parigi e già durante quei giorni l’incorreggibile Anne si concesse qualche piccante avventura.

La passione per i viaggi era condivisa da entrambe: eccole dunque in anni successivi visitare di nuovo il nord Europa per spingersi poi fino in Russia. Arrivate nel Caucaso, forse per la puntura di un insetto, Anne morì di febbre a soli 49 anni. La compagna curò il rimpatrio della salma che venne poi tumulata nella cattedrale di Halifax, sua città natale.

Una biografia così avventurosa e singolare non poteva non stimolare scrittori, registi e drammaturghi. La figura di Anne è al centro di Nessuna mi ha mai detto di no della tedesca Angela Steidele, da noi tradotto da Margherita Giacobino per Somara! Edizioni e di cui abbiamo parlato in queste pagine.

Nel 2019 ha fatto seguito sulle reti televisive BBC e CBO la serie Gentleman Jack, questo il soprannome che le era stato attribuito, ideata da Sally Wainwright anche regista insieme a Sarah Harding e Jennifer Perrott, andata in onda sul canale televisivo LaEffe. La protagonista degli otto episodi è stata Suranne Jones che nei mesi scorsi è tornata sulla BBC1 nella serie Vigil – Indagine a bordo in cui interpreta il suo secondo ruolo lesbico, questa volta una detective di polizia impegnata a investigare sulla morte misteriosa di un marinaio avvenuta a bordo di un sommergibile atomico della Royal Navy.

Ma poteva il teatro rimanere insensibile al richiamo di una tale sirena? Certamente no. Ecco allora che Magdalena Barile ha raccolto l’invito dell’attrice Elena Russo Arman, affascinata dal personaggio, e, prendendo spunto dalla biografia della Lister, ha ideato Gentleman Anne.

La pièce abbraccia due lassi temporali: nel primo siamo ai nostri giorni e conosciamo Anna, docente di letteratura inglese nel momento in cui riceve a casa la studentessa Jo che le vuole parlare della tesi di prossima discussione e capire se è soddisfatta della sua ricerca. La ragazza, lesbica dichiarata, intende convincere la professoressa che anche molte tra le più popolari scrittrici inglesi dell’ottocento lo erano, in primis le sorelle Brönte.

Tra i nomi celebri cita proprio Anne Lister che, grazie alla sua testimonianza di vita e ai diari, ritiene esser stata una protofemminista. Anna si oppone fermamente alle teorie di Jo ma la sua rigidità di eterosessuale sposata nasconde un imbarazzo sospetto. Con un cambio repentino le due attrici ci trasportano nel passato: Anna si trasforma in Anne Lister e Jo nell’amante e poi moglie Anne Walker che, una volta sposate, danno vita a un ménage libero e anticonformista senza per questo essere privo di gelosie e ripicche.

Vediamo la prima che confida al diario tutti i segreti più intimi, sia quelli privati che quelli della spregiudicata donna d’affari, certa che nessuno potrà avervi accesso, mentre la compagna innamorata accondiscende a tutti i desideri e agli ambiziosi progetti dell’amata. Torniamo poi al presente quando un paio di agnizioni diventano veri e propri colpi di scena (ovviamente non li riveliamo) che svelano aspetti e circostanze davvero inaspettate, tali da aver segnato la vita di entrambe. Riuscirà l’allieva a convincere la docente tanto da convertirla alle sue idee e magari a mettere in discussione la sua stessa identità sessuale? 

Elena Russo Arman, che firma anche la fluida regia oltre all’ideazione delle funzionali scene e costumi, è una brillante, sfaccettata, maliziosa, intraprendente Anne, ma cambia completamente registro quando entra nel personaggio di Anna e diventa assertiva, rigida e scontrosa, lasciando però trasparire un velo di malinconia e solitudine.

A dividere con lei la scena c’è Maria Caggianelli Villani, romantica, ingenua e sottomessa Ann ma presuntuosa, testarda, talvolta arrogante nell’ostentata giovinezza di Jo. L’ottima sintonia tra loro ci regala un piacevolissimo e godibile duetto capace però di tramutarsi in duello con il contrappunto delle musiche di Alessandra Novaga. Abbiamo chiesto a Elena qualche considerazione sulla tematica affrontata nella pièce e sulla figura di Anne.

“Gli studi di genere applicati con fantasia e spregiudicatezza generano qui paradossi e riflessioni sul rapporto tra arte e sessualità, tra identità e libertà. Le sorelle Brönte erano tutte lesbiche? Virginia Woolf era un uomo travestito? Lord Byron una fanciulla romantica? Jane Austen era non binaria? Riattribuire nuove identità può essere un’attività rinfrancante e liberatoria, ma forse controproducente. La vera domanda allora è ‘le opere d’arte hanno un genere’?

Per molti secoli alle donne sono state vietate le parole. La società raramente le riconosceva capaci di sviluppare un pensiero. Le poche che si sono avventurate hanno scritto con pseudonimi maschili o si sono dovute fare strada con temperamenti maschili, abiti maschili o eccentrici, vite sopra le righe o sotto le righe per farsi ignorare, emarginare o faticare dieci volte rispetto agli uomini per farsi rispettare.

In un’epoca dove le donne non avevano le parole per scrivere, Anne Lister si è inventata le parole per vivere e amare secondo la sua natura e le sue regole. La sua storia piena di chiaroscuri illumina nel presente nuove possibilità di interpretare una società che non è poi così lontana da noi. Se la rivoluzione che ancora ci aspettiamo dall’arte e dalla letteratura arriverà dalla sessualità o piuttosto se ci si debba liberare dalle identità sessuali per fare la rivoluzione è ancora una questione eccitante del tutto aperta.”                                                                                                                            

Dopo la festeggiata anteprima in primavera alla nona edizione del festival Lecite Visioni, Gentleman Anne (produzione Teatro dell’Elfo) è ora in scena con rinnovato successo all’Elfo Puccini di Milano sino al 20 febbraio.