ITB Berlino, la più importante fiera mondiale del settore dei viaggi, dopo un anno di pausa si è tenuta nuovamente a marzo in versione digitale. ENIT, la nostra agenzia nazionale del turismo, è stata “presenting partner” del programma LGBT, ma non tutto sembra essere sotto controllo o condiviso. Da quali parti stiamo girando?

 

Immagine di apertura “Baia di Napoli con italiani che danzano” di Carl Wilhelm Götzloff  (ca. 1850)

 

È da molto tempo che volevo provare a fare il punto della nostra situazione come comunità LGBT italiana, ma non riuscivo a trovare il bandolo della matassa. Avevo pensato di scrivere un editoriale con il titolo “Inclusione, intersezione, involuzione?”, una domanda aperta proprio per evidenziare i miei dubbi. Partiti dal Fuori! con la sua rivoluzione del 1971, nel 2021 ci stiamo confrontando con l’implosione? Dubbi quasi amletici: siamo o non siamo, o cosa siamo adesso a un anno dall’inizio dei lockdown?

Solo tre esempi che però ritengo significativi. Lo scorso giugno sono saltati i cortei dei pride che anche qui oramai facevano scendere nelle piazze centinaia di migliaia di persone. Hanno chiuso i locali gay (bar, saune, sex club) che ora sono sull’orlo del baratro e chissà quanti riapriranno. Sono sparite le nostre occasioni di aggregazione (cultura, aperitivi, serate in discoteca). La legge Zan contro l’omotransfobia e la misoginia si è bloccata in Parlamento, ma la violenza nei nostri confronti no.

A questo riguardo il 22 marzo scorso Simone Alliva, autore del libro Caccia all’omo. Viaggio nel paese dell’omofobia (ed. Fandango Libri), ha pubblicato su LaStampa.it un articolo dal titolo “Un’aggressione ogni due giorni contro i gay: riparte lo scontro sulla legge anti-omofobia – A Roma coppia presa a calci e pugni in metro. Pd e associazioni: norme urgenti. La Lega: non strumentalizzate”. Nella stessa data Arcigay Nazionale scrive al Senato la lettera “Il giorno dopo ogni violenza calano silenzio e immobilismo. Calendarizzate la legge”.

In sintesi la nostra visibilità pubblica come popolazione e come movimento LGBT stava prendendo strade che si sono ostruite; parte della nostra socialità sta andando in frantumi; la politica non si assume responsabilità nei nostri confronti. Si può dire senza ombra di smentite che su questi fronti di sicuro non siamo proprio messi benissimo…

Che senso ha quindi parlarvi di turismo arcobaleno, giacché i viaggi in questo momento sono una chimera e l’intera filiera è in stallo? Considerando che il Presidente del Consiglio Mario Draghi per la prima volta ha nominato un Ministro del turismo con portafoglio (il governo Movimento 5 stelle – Lega, invece, aveva spostato il dicastero dal Ministero dei beni culturali a quello dell’agricoltura), e che ENIT (nome breve rimasto dell’Agenzia nazionale italiana del turismo), continua ufficialmente la promozione del Bel Paese anche come destinazione LGBT, qualche riflessione la si può fare. Dato che anche i nostri soldi muovono il mondo, anche i nostri soldi devono arrivare a influenzare le decisioni politiche interne.

A ITB Berlin NOW la ministra spagnola dell’Industria, Commercio e Turismo Reyes Maroto ha dichiarato in un saluto in video ad apertura della tavola rotonda “Restarting of LGBT+ tourism”, che i nostri cugini iberici nel 2019 hanno ospitato più di 6 milioni di turisti LGBT, persone che considerano la sua nazione sicura, aperta, tollerante, accogliente. La nostra potrebbe essere considerata più accogliente e attrarremmo più visitatori e visitatrici in sicurezza se vigesse una legge apposita che ci proteggesse maggiormente, non trovate?

Usciremmo anche da una zona grigia ed entreremmo in una “zona rosa”, e non si tratterebbe più di pinkwashing, sensazione che purtroppo a me resta sia seguendo le azioni di ENIT sia dopo aver ascoltato (e videoregistrato) l’intervento di Luca Martinazzoli, Direttore generale di YesMilano, l’agenzia di promozione della città e dei suoi eventi internazionali. Non mi è sembrato preparato sulla reale geografia arcobaleno del capoluogo lombardo, ridotta da anni per mera propaganda al quartiere di Porta Venezia che in realtà un “gay district” non lo è affatto.

Forse non ne sa molto perché la categoria “Milano LGBTQ+” è da cercare tra i “Consigli pratici”, ma cliccando si è indirizzati all’esterno, al sito Mitown.it solo in inglese, gestito da Sonders&Beach, un tour operator internazionale. Qui non ci sono indicazioni delle associazioni LGBT cittadine e dei molteplici servizi che erogano, ma si può essere presenti con una quota gratuita o a pagamento, a seconda della visibilità che si desidera.

Altra questione da porre in rilievo. Il partner ufficiale di ENIT durante ITB Berlino è stato AITGL, Associazione Italiana del Turismo Gay & Lesbian, un’emanazione di Sonders&Beach, che sul sito si presenta anche come “ente nazionale turismo LGBTQ+”. In sua rappresentanza è intervenuta una donna eterosessuale che parlando del Grand Tour che gli omosessuali facevano in Italia dalla fine del 1800 non ha detto (o non sapeva) che la ragione del successo, oltre alle bellezze artistiche e soprattutto alle bellezze umane disponibili, è che dal 1889 nello Stivale non esiste alcun codice penale che criminalizzi e perseguiti l’omosessualità. Oscar Wilde lo sapeva benissimo, tanto che dopo essere uscito di prigione alla fine venne a rifugiarsi anche da noi per un po’ di tempo.

Comunque, passo dopo passo, la trasparenza istituzionale sul turismo LGBT verso l’Italia cresce. ENIT ha pagato varie campagne promozionali specifiche in giro per il mondo, e il comunicato stampa emesso il 9 marzo si conclude con “Infine, ITB NOW strizzerà l’occhio alle nuove frontiere del turismo con focus specifici sul mondo lgbtq+. Negli ultimi anni questo segmento ha registrato una crescita costante e oggi è sempre più riconosciuto come un importante veicolo per lo sviluppo economico e competitivo delle destinazioni turistiche. Un segmento che muove oltre 211 miliardi di dollari l’anno con circa 35 milioni di turisti Lgbt, generalmente alto spendenti, che contribuiscono ad aiutare le autorità e gli operatori locali nella distribuzione della stagionalità e nella gestione delle risorse della destinazioni, in una logica inclusiva e sostenibile”.

Il 12 marzo sulla propria pagina Facebook ENIT scrive “Nasce il Comitato Scientifico AITGL – Ente Italiano Turistico Lgbtq+, un osservatorio della filiera turistica”. Segue una lista di chi vi aderisce e il richiamo alla convention annuale di IGLTA International Gay & Lesbian Travel Association, che si terrà nel 2022 a Milano dopo che è saltato l’appuntamento fissato per maggio 2020.

“Il lavoro dell’Ente Italiano del Turismo LGBTQ+ è sostenuto da autorevoli figure, che costituiscono un punto di riferimento altamente qualificato per la missione dell’Associazione. Un team di esperti che ha scelto di mettere a disposizione le proprie competenze per contribuire alla realizzazione delle iniziative di AITGL, dalla pianificazione delle attività, al controllo dei contenuti, alla loro valutazione”. A parte Alessio Virgili, CEO & Founder Sonders&Beach, quante delle persone presenti sono omosessuali o transessuali? Cosa ne sanno comunque loro veramente di noi, della nostra storia e delle nostre dinamiche?

Possiamo definitivamente cambiare la narrativa corrente che “siamo generalmente alto-spendenti e trendsetter” come viaggiatori (soprattutto) e viaggiatrici (meno considerate), mentre la narrativa corretta, come spiegato dagli esperti di CMI Community Marketing & Insights, è che “There is No Singular ‘LGBTQ’ Traveler”, non esiste più uno stereotipo di chi viaggia “queer”?

Mi chiedo, inoltre, se esista davvero una cabina di regia. Guidaviaggi.it il 24 marzo ha pubblicato l’articolo “Toscana, itinerari ed esperienze Lgbtq”, secondo cui “La Regione Toscana – attraverso le sue agenzie Fondazione Sistema Toscana e Toscana Promozione Turistica – si fa parte attiva nel rilancio del turismo post-Covid. Tra le varie attività messe in campo, al via anche un progetto sul turismo Lgbtq+, che secondo molte ricerche potrà concorrere alla ripresa.

Si tratta di un turismo ‘di nicchia’ che però, per molte destinazioni internazionali di primissimo piano, costituisce una solida realtà, e viene incoraggiato e promosso direttamente dagli enti turistici locali con campagne istituzionali da diversi anni.

Alcuni di essi, per le campagne destinate ai viaggiatori Lgbtq+ italiani, si rivolgono proprio a Com.ma (Community Marketing), il partner identificato dalla Regione, editore di Gay.it e Gayfriendlyitaly.com (…)”.

Speriamo che sappiano e si ricordino di promuovere che nel 2019 a Livorno uno degli ultimi atti della giunta del sindaco Nogarin, progetto dell’assessore Francesco Belais, fu l’istituzione di due aree naturiste ufficiali (dove si evitano sanzioni da parte delle autorità), e per la prima volta nella cartellonistica è indicata la dicitura “Questo è un tratto di costa lgbti+ friendly”, con bandiera arcobaleno e traduzione in inglese.

Nell’intervista esclusiva che il Presidente di ENIT Giorgio Palmucci ha rilasciato all’organizzazione dell’evento, alla domanda sugli elementi chiave delle strategie post-Covid risponde che “Una strategia di crescita del valore si concentrerà sul lancio di un nuovo posizionamento della destinazione Italia nel mondo, più contemporanea e costruita su sostenibilità, diversità e inclusione. (…)”.

Per quanto riguarda l’inclusione LGBT è stato affermato che s’intende puntare all’offerta culturale, per differenziarsi rispetto ad altre destinazioni che dirigono al leisure (leggasi divertimento). Perché allora sono io che ho dovuto far sapere alle rappresentanti degli uffici ENIT in Germania dell’esistenza del libro Italia Arcobaleno – Luoghi, personaggi e itinerari storico-culturali LGBT (ed. Sonda),  scritto da Giovanni Dall’Orto con le illustrazioni di Massimo Basili? Esiste anche il turismo LGBT interno, soprattutto in questo momento.

Della sua possibile pubblicazione Giovanna Ceccherini, sales manager di Quiiky, tour operator mirato sul segmento LGBT appartenente a Sonders&Beach, che ha tenuto l’incontro dal titolo “LGBTQ+ PRESENTATION ITALIA” insieme ad Antonella Rossi di ENIT, ne era al corrente perché a inizio 2020, organizzai un incontro tra lei e l’editore di Sonda per parlarne ed ero presente.

ENIT, inoltre, dà il contributo (with the contribution of) anche a QueerVadis.com, nuovo marchio Sonders&Beach e “the premier Italian lifestyle and travel portal dedicated to LGBTQ+ travelers, featuring articles on Italian destinations, cuisines, wines, art, history and culture”. Trovate anche un’intervista a Maria Elena Rossi, Direttrice marketing internazionale ENIT, ma dopo averla letta a me rimane la sensazione che in Italia si voglia il turismo gay senza i gay. È solo una vetrina perché oramai la maggior parte delle nazioni lo includono, persino il principato di Monaco o l’isola di Guam nell’oceano Pacifico, e non ci si può più presentare al mondo senza?

Scrivere tutto questo mi serve per concludere riflettendo sulle buone pratiche LGBT che in Italia non si condividono, mentre è ora di smettere di lavorare per compartimenti stagni in generale. In specifico è ora di coinvolgere nelle sedi decisionali persone LGBT italiane competenti sul tema del turismo LGBT, comprese le guide turistiche ufficiali italiane che appartengono alla comunità LGBT.

Come mi ha spiegato Georg Maier, titolare dell’agenzia di viaggi tedesca Queer Travel e di Localgayguides.com, ci sono clienti che vogliono essere accompagnati da guide gay e non da guide friendly. Non è una discriminazione, bensì una libera scelta del mercato che va capita e rispettata. Quindi chi parla o vuole occuparsi di turismo LGBT deve essere credibile a tutto tondo. Bisogna cambiare la conversazione e ampliare la rete o la situazione non sarà più sostenibile.

Adesso, invece, cenere sul mio capo e scuse pubbliche. Seguo il tema del turismo LGBT dal 2012 e ho già pubblicato molti articoli, di cui l’ultimo mi fu richiesto nel 2019 da Economia&Management, rivista della Scuola di Direzione Aziendale dell’Università Luigi Bocconi, dove non avevo parlato delle esperienze di Napoli. Mi erano passate completamente sottotraccia, e le ho scoperte solo di recente grazie a Città arcobaleno – Una mappa della vita omosessuale nell’Italia di oggi, di Fabio Corbisiero e Salvatore Monaco, edito da Donzelli.

Fabio Corbisiero aveva già pubblicato il saggio Sociologia del turismo LGBT con Franco Angeli Editore, presentato con “Andando oltre l’analisi del turismo omosessuale come mera dimensione di marketing territoriale, il libro propone una sintesi rispetto allo stato dell’arte della sociologia del turismo rispetto ai viaggiatori omosessuali, colmando un gap nella letteratura sociologica italiana che raramente ha dato spazio a questo specifico fenomeno sociale”.

Dall’amministrazione pubblica all’imprenditoria privata, passando per l’associazionismo e gli studi condotti dall’Università statale Federico II, la città partenopea di buone pratiche di turismo LGBT ne ha prodotte in quantità, ma non sono “segreti di Pulcinella” ampiamente conosciuti. Di seguito le informazioni che ho ritenuto più rilevanti.

Partiamo dalle brochure di “Naples Experience” del 2014, che dividono il territorio in otto distretti tematici per far scoprire a chi arriva in visita tutte le risorse e le esperienze che Napoli ha da raccontare, tra cui quelle LGBT. Voluta dall’Amministrazione del Comune di Napoli e dall’Assessorato alla Comunicazione, ha l’obiettivo di far diventare il capoluogo campano un punto di riferimento nel mediterraneo per i turisti arcobaleno.

Nel 2015 alla BMT Borsa Mediterranea del Turismo le iniziative a tema continuano. “BMT sarà l’unico appuntamento di primavera che vedrà la presenza di tutti i grandi attori del sistema turismo. Confermata le aree ASTOI e Federviaggio e il villaggio dedicato al turismo LGBT mentre nell’area incoming saranno 4 i workshop con i buyers stranieri”. Travelquotidiano.com, giornale di interesse professionale per il turismo, in occasione di BMT 2017 pubblica “Il mercato Lgbt tricolore riparte da Napoli: organizzazione e coalizzazione”.

N4PL351NL0V3 (Naples in love come fosse una password) è uno spot sul turismo LGBT a Napoli del 2016 promosso dall’Associazione i Ken onlus e dall’Assessorato ai Giovani. “N4PL351NL0V3 è un’iniziativa del progetto ‘Napoli Città Giovane: i giovani costruiscono il futuro della Città’, realizzato nell’ambito dei Piani Locali Giovani-città Metropolitane, promossi e sostenuti dal Dipartimento della Gioventù – Presidenza del Consiglio dei Ministri e dall’ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani”.

Dobedoo”, portale di supporto turistico per Napoli, nel 2018 offre itinerari originali e geolocalizzati mirati. Ogni utente può scegliere le preferenze ed essere indirizzato verso le attività più consone alle proprie esigenze. “Con l’associazione Arcigay Napoli abbiamo stretto un accordo d’esclusiva per la promozione dell’offerta turistica LGBT di Napoli. Infatti grazie alla disponibilità del Presidente Antonello Sannino e gli associati, siamo riusciti ad inserire nella webapp le attività unicamente LGBT”.

Nel 2018 l’Osservatorio LGBT dell’Università Federico II, il Comitato provinciale Arcigay di Napoli “Antinoo”/Progetto “Altri turismi” e l’associazione “La parola che non muore” organizzano una giornata di studio e discussione sul tema del turismo LGBT dal titolo “Omofobi del mio Stivale. Viaggi e turismi arcobaleno a Napoli”.

Già nel 2009 il quotidiano la Repubblica pubblicava un articolo dal titolo “Napoli, meta preferita del turismo gay” che inizia così, “Gaynews, la rivista gay d’informazione più nota in Olanda, dedica la prima copertina del 2009 e un ampio servizio dal titolo ‘Napoli~sì!’ alla città partenopea, decretandola una delle tappe preferite dal turismo omosessuale internazionale. La sfida lanciata ai lettori è quella di constatare se la famosa frase ‘Vedi Napoli e poi muori’ sia ancora attuale”.

Bisogna quindi riflettere non solo sull’importanza dell’Italia come destinazione LGBT, quanto su tutte le poste che entrano in gioco nelle nostre vite reali, prima che la “nuova normalità” magari ci preveda meno di quanto già non sta accadendo.

Il 4 luglio 2020, nonostante le restrizioni di distanziamento sociale che vietavano incontri di più di dieci persone, a Parigi in due/tremila hanno marciato in un pride politicamente impegnato, dopo che l’evento programmato ufficialmente era stato cancellato. Noi a che punto stiamo? Non so voi, ma a me sta venendo una gran voglia di fare le valigie e andarmene altrove.