Due attori straordinari interpretano una matura coppia gay nella cui vita felice entra di prepotenza lo spettro di una malattia degenerativa che porterà inevitabilmente drammatiche conseguenze nella loro relazione. Un film coraggioso e poetico che attraverso un racconto on the road affronta quanto è difficile accettare di perdere chi si ama.
Se nelle prossime stagioni vedremo il cinema sicuramente occuparsi della pandemia di Covid 19, un’altra grave patologia sembra aver attirato l’attenzione di sceneggiatori e registi. Supernova, scritto e diretto da Harry Macqueen (attore in Me and Orson Welles del 2008 e poi con Hinterland il debutto dietro la macchina da presa) è, infatti, dopo The Father con protagonista Anthony Hopkins, il secondo film uscito nelle sale italiane che si occupa della demenza senile.
“L’Alzheimer è entrato nella mia vita nel 2015 quando lavoravo con una collega di 50 anni che ne era affetta senza che nessuno lo sapesse. Sono stato testimone del suo cambiamento nel corso del tempo, fino al giorno della sua morte. In seguito ho visto un documentario che seguiva un signore che, accompagnato dalla moglie con cui viveva da 40 anni, si recava alla clinica svizzera Dignitas per porre fine alla sua vita” racconta Macqeen, 37 anni, che, turbato da quel vissuto, decise di iniziare un volontariato presso il Dementia Research Centre dell’University College di Londra, collaborando sia con eminenti specialisti che con i malati e le loro famiglie.
Un percorso durato tre anni che è stato per lui la motivazione alla scrittura della sceneggiatura di Supernova, dove a misurarsi con la malattia è una matura coppia gay inglese, Sam (Colin Firth) e Tusker (Stanley Tucci), sposati e insieme da venti anni. “I miei protagonisti non sono basati su persone reali: volevo immergermi nel tema e usarlo come trampolino di lancio per raccontare una storia inedita con dei personaggi originali. Ho inteso mostrare l’amore alle prese con la demenza, cosa significa convivere con una diagnosi terminale e che impatto questa situazione ha sulla persona al nostro fianco.”
A essere colpito dalla malattia è Tusker, scrittore di successo, che sta perdendo progressivamente la capacità di scrivere e quella di gestire la sua persona nella quotidianità, ben conscio della prognosi infausta che lo attende: quella di ridursi a un vegetale, dipendente in toto dal supporto del compagno Sam, apprezzato pianista. Proprio in vista di questo buio futuro, la coppia decide d’intraprendere un viaggio utilizzando un vecchio camper in disarmo per salutare i parenti e gli amici che sono a loro più legati.
Suggestivo scenario di questa avventura su strada è il Lake District nella contea della Cumbria, celebre non solo per i suoi laghi e stagni ma anche per i “poeti laghisti” il più famoso dei quali è William Wordsworth. La rete di affetti amicali che li circonda, il sentirsi amati dai familiari, l’atmosfera rilassata, il buon cibo e i meravigliosi scorci della campagna sembrano ridare alla coppia un briciolo di serenità e quella forza che sarà necessaria per affrontare le dure prove che aspettano entrambi.
Sam è consapevole che sarà lui l’unico sostegno di Tusker, ribaltando il ruolo che vedeva quest’ultimo come la parte più volitiva e decisionista della coppia, ed è animato da un ammirevole spirito di sacrificio. A sconvolgere però quello che, in nome dell’amore, ha ormai accettato come un futuro di sofferenza e rinunce anche professionali per potersi dedicare a tempo pieno al compagno, è la scoperta che Tusker ha elaborato un piano per porre fine ai suoi giorni prima di perdere il pieno controllo su se stesso. Per Sam questa decisione è inaccettabile e porta inevitabilmente a una frattura tra i due.
“Non so dire perché – racconta Colin Firth – ho accettato subito l’offerta, pur non essendo gay: è una bellissima storia commovente e poi, sapendo di lavorare con Stanley, non ho esitato un attimo.” “Gay o non gay è recitazione – commenta Tucci – si tratta sempre di personaggi da inventare: sarebbe come dire che un attore gay non può interpretare un ruolo etero ed è assurdo.”
Per entrambi è stata una sfida approcciare il tema dell’Alzheimer. “Non sapevo molto di demenza – aggiunge l’attore – su suggerimento del nostro regista con Colin abbiamo visto numerosi documentari e parlato con medici specialisti. È stata una ricerca difficile e dolorosa che ci ha messo paura perché anche noi due stiamo invecchiando e questa malattia potrebbe colpire anche noi. Spero che qualcuno un giorno trovi un rimedio, perché la perdita delle facoltà mentali è devastante non solo per l’individuo ma anche per le persone amate.”
L’epilogo dello struggente, delicato film che ha nella straordinaria prova di recitazione il suo punto di forza, vede Tusker e Sam giungere all’ultima tappa del viaggio, nella località dove Sam deve esibirsi in un concerto, alloggiati in una casa isolata e ancora intenti a confrontarsi sul proposito di Tusker che ha già pensato a sollevare il partner da ogni possibile accusa di averne favorito la morte. La collera di Sam e il senso d’impotenza per quella decisione sfociano in pianto e tenerezza e nel desiderio di un ultimo amplesso che non può comprensibilmente trovare compimento. Riuscirà però a dissuadere l’amato dal suo proposito? La risposta è nell’assolo di piano della scena finale.
Supernova è una preziosa e necessaria testimonianza di un problema che non ha confini sociali né culturali (basti pensare a una delle nostre attrici più amate e allo scrittore Daniele Del Giudice, recentemente scomparso) e che solo la presa di coscienza di una quota sempre più significativa della società potrà dare l’impulso alla ricerca per trovare finalmente una cura.