Ritorna in scena Persone naturali e strafottenti, la tragicommedia di Peppino Patroni Griffi ambientata a Napoli dove un travestito, uno studente gay e uno scrittore etero s’incontrano nella stanza di un’affittacamere. Riscopriamo un grande autore e l’attrice Marisa Laurito in un ruolo inedito.              

 

Nel panorama letterario, teatrale e cinematografico del Novecento e sino ai primi anni 2000, Giuseppe Patroni Griffi (1921-2005) rimane una delle figure più autorevoli, ma oggi incomprensibilmente meno celebrate. Il contributo personale che ha dato nello sdoganare l’omosessualità già nei lontani anni Sessanta in un’Italia democristiana e ipocritamente perbenista è davvero rilevante.

Nato e cresciuto a Napoli, città che nelle sue opere rimane un faro oltre che inesauribile fonte d’ispirazione, appena ventenne prende coscienza, durante una breve esperienza da militare a Verona all’inizio della guerra, della sua vera identità sessuale, fa coming out con un commilitone e decide di lasciare la fidanzata a cui era legato.

Mentre frequenta la facoltà di giurisprudenza si avvicina ai “Ragazzi di via Chiaia”, un gruppo di intellettuali, scrittori, attori e registi tra i quali ricordiamo Francesco Rosi, Raffaele La Capria, Achille Millo, Antonio Ghirelli e Giorgio Napolitano, futuro Presidente della Repubblica.

Dopo la scrittura di tre commedie mai pubblicate, il primo approccio con la scena è con un lavoro di Ugo Betti: La casa sull’acqua, dove nei credits appare come autore dei bozzetti. Durante l’occupazione tedesca della città, fronteggia serie difficoltà economiche e accetta un lavoro impiegatizio, ma quando sbarcano i liberatori americani gli viene offerto il posto di “commentator” presso Radio Napoli, dove cura programmi di musica e prosa. Dopo pochi mesi a sorpresa lo assume la Rai.

Nel giro di pochi anni la sua carriera spicca il volo e lo vedrà dividersi in qualità di autore e regista tra letteratura, scena e cinema. Allievo di Luchino Visconti, per lo schermo dirigerà attrici e attori del calibro di Charlotte Rampling, Liz Taylor, Marcello Mastroianni, Florinda Bolkan, Laura Antonelli e Terence Stamp.

A teatro si cimenterà in qualità di regista nei classici come Goldoni e Shakespeare, ma anche in Pirandello, Brecht e Pinter. Memorabili le regie liriche trasmesse in mondovisione in diretta da Roma e da Parigi rispettivamente di Tosca (1992) e della Traviata (2000). La morte lo coglie mentre sta preparando la messa in scena di Improvvisamente l’estate scorsa di Tennessee Williams, che verrà ultimata dallo scenografo, oltre che suo partner artistico e di vita, Aldo Terlizzi.

Dicevamo del suo coraggio nel proporre il tema dell’omosessualità. L’esordio è nel ’51 con il romanzo Ragazzo di Trastevere, dove Otello, bellissimo proletario di borgata, regolarmente sposato, si prostituisce con ricchi aristocratici e uomini d’affari insieme a quali intesse anche lunghe relazioni.

Dopo pochi anni è la volta del teatro. Nel ’67 debutta Metti una sera a cena (portato in seguito sugli schermi dallo stesso Patroni Griffi con la splendida colonna sonora di Ennio Morricone, l’interpretazione di Florinda Bolkan, Tony Musante, Jean-Louis Trintignant e Lino Capolicchio) per la regia di Giorgio De Lullo e con la Compagnia dei Giovani.

Qui Nina, giovane moglie di Michele, ha una storia con lo scrittore Max il quale un giorno per ravvivare il rapporto le propone di condividere in un triangolo sessuale e amoroso le grazie e gli ardori di Ric, studente contestatore di sinistra che si prostituisce con uomini e donne.

Ancora più esplicita è la passione che il maturo protagonista di Prima del silenzio, un poeta separato dalla ricca moglie e con un figlio poco amato, nutre per un giovane aitante e misterioso vagabondo che approda nella sua casa. Lo scontro generazionale tra i due sfocia pian piano in un rapporto di complicità che costringerà entrambi a interrogarsi sulle loro scelte di vita. Ne ricordiamo l’edizione del ’79 diretta da De Lullo con Romolo Valli (che morì in un incidente stradale proprio dopo una delle recite) e Fabrizio Bentivoglio, calato in un’ardita scena di nudo integrale. Qualche anno fa la pièce è stata ripresa da Fabio Grossi con Leo Gullotta e Enrico Franceschini.

Gli amori gay nell’ambiente dei cantanti lirici è lo scenario di Gli amanti dei miei amanti sono miei amanti, incursione nella commedia brillante, diretta dallo stesso autore nell’82. Patroni Griffi aveva anche tolto il velo sull’omosessualità femminile, firmando già nel ’65 la regia della Governante di Vitaliano Brancati, dove Caterina (Anna Proclemer) reprime la fortissima attrazione per una cameriera nella dimora in cui entrambe lavorano, innescando una drammatica spirale di sciagure.

In parallelo al lavoro per il teatro continuava l’attività di romanziere. Tra i diversi titoli ricordiamo Scende giù per Toledo, dove il travestito Rosalinda Sprint si racconta senza veli né tabù (Arturo Cirillo ne ha proposto una riuscita versione per la scena) e La morte della bellezza, in cui assistiamo in tempo di guerra alla nascita di un amore complicato tra il giovane insegnante italo-tedesco Lilandt, rimasto orfano, e l’adolescente napoletano Eugenio. Anche il secondo romanzo è poi approdato in palcoscenico con la regia e l’interpretazione di Benedetto Sicca per lo Stabile di Napoli e dopo il debutto al teatro Mercadante è entrato nel cartellone del Festival Lecite Visioni a Milano.

Di solo un anno precedente a Scende giù per Toledo è la tragicommedia Persone naturali e strafottenti (1973) che ha al centro un altro travestito napoletano, questa volta Mariacallas. Pur non più giovanissimo, esercita la prostituzione in una camera che prende in affitto a ore nel modesto appartamento della matura Violante, ex domestica in un bordello.

È la notte di Capodanno e tra botti e fuochi artificiali, Mariacallas in un bar s’imbatte in Fred, uno studente gay di buona famiglia che per sperimentare ogni aspetto della sua sessualità rimorchia marinai al porto, e Byron, scrittore nero ufficialmente etero ma che dopo parecchie birre si lascia concupire da Fred. I due non sanno dove andare ma, saputo della stanza disponibile, l’accompagnano a casa di Violante facendole credere di voler concedersi un rapporto sessuale a tre, mentre l’accordo è quello di esser poi lasciati soli appena possibile.

Con qualche difficoltà Fred e Byron riescono a liberarsi prima di Violante e poi della stessa Mariacallas, ma prima del sofferto amplesso hanno modo di conoscersi o meglio di scontrarsi. Lo scrittore si rivela un violento in lotta col mondo intero di cui vuole vendicarsi per l’emarginazione subita a causa del razzismo e la mancata valorizzazione delle sue capacità artistiche, contraddetto e punzecchiato dallo studente che invece è soddisfatto della sua vita e trova nella libertà sessuale e in un’ideale socialismo pieno appagamento e serenità.

Più che un partner sessuale Byron, anche a causa del troppo alcol, vede in Fred un nemico su cui sfogare collera e frustrazione e, a causa della sua potente virilità, finisce col procurare al ragazzo una forte emorragia che Violante, chiamata in soccorso, cerca di arginare come può. A questo punto rientra Mariacallas, acciaccata dagli oggetti lanciati dalle finestre e terrorizzata per il tanto sangue che ha visto versato per gli incidenti con i micidiali petardi. Più che di sesso, la nottata è diventata lo scenario di una durissima contesa verbale che non ha risparmiato nessuno dei presenti: l’alba vedrà l’uscita sprezzante di Fred e i tre “sopravvissuti” sgomenti nella camera semidistrutta.

Persone naturali e strafottenti ha trovato un posto d’onore nella scuola teatrale napoletana, al pari dei lavori di Enzo Moscato, Annibale Ruccello e Manlio Santanelli. Lo stesso autore ne curò il primo allestimento nel 1974 con l’indimenticabile Pupella Maggio (per la quale aveva scritto il testo), Gabriele Lavia, Mariano Rigillo e Arnold Wilkerson, rispettivamente nei ruoli di Violante, Fred, Mariacallas e Byron. La riproporrà con immutato successo nel 2002 con Angela Pagano, Lorenzo Lavia e Lino Capolicchio.

Riprendendo una sua regia del 2016 con un cast under 35, Giancarlo Nicoletti riporta in scena la pièce. “Il testo mi è arrivato tra le mani per caso,” racconta “ e nemmeno quaranta giorni dopo averlo letto per la prima volta debuttava al teatro Vittoria di Roma. Questa nuova edizione è nata lì: sentivo di dover andare avanti dopo quella prima esperienza. È tuttora di un’attualità e di una forza sconcertanti, e trovo sia una doverosa operazione di recupero dell’opera di un autore che ha ancora tanto da dire e raccontare. Ho deciso d’impostare un discorso registico come fosse un classico, mettendo da parte gli anni Settanta e la temperie socio-politica in cui è nato, cercando di restituirgli un tempo e uno spazio il più indefiniti possibile e per questo eterni.”       

Nicoletti regista ha optato per una versione filologica del testo, presentandolo nella sua totale integrità. A nostro avviso, invece, qualche taglio non avrebbe nuociuto, pensando in particolare ai soliloqui velleitari e pseudo rivoluzionari di Byron che lo fanno suonare inevitabilmente datato. Al contrario reggono benissimo le battute che descrivono Napoli e la sua gente, quelle sì, vere e attuali pur nella loro drammatica crudezza e oggettività.

Sospeso causa pandemia dopo il debutto nel 2020, lo spettacolo ritorna in scena con un cast parzialmente rinnovato: lo stesso Nicoletti subentra a Filippo Gili nel difficile ruolo di Mariacallas in cui si cala con irruenza, privilegiando la vena grottesca rispetto a quella tragica di cui però a tratti si avverte la mancanza; Livio Beshir sostituisce Federico Lima Roque e il suo Byron appare, pur con la giusta fisicità, non all’altezza della complessità del personaggio

Confermato Giovani Anzaldo nella parte di Fred, più che bravo e convincente nel dargli la passione e la risolutezza adrenalinica della gioventù, alternando dolcezza seduttiva all’arrogante supponenza mediata della sua classe sociale. Marisa Laurito regge di nuovo benissimo l’ideale sfida con Pupella Maggio: generosissima e sempre in parte, forte del suo meraviglioso accento napoletano, ci regala una Violante ora combattiva ora rassegnata, vinta ma non doma. Ci auguriamo di rivederla presto in palcoscenico in un altro personaggio di così altro profilo.  

Al teatro Martinitt di Milano fino al 6 marzo, poi al teatro degli Illuminati di Città di Castello (26/3), all’Ugo Tognazzi di Velletri (27/3), al Civico di Alghero (6 aprile), al Comunale di San Gavino Monreale (7/4) e fine tournée alla Sala Umberto di Roma dal 19 al 24/4.