La discesa agli inferi di un re che non si voleva piegare alla ragion di stato. Alla fine del 1500 Christopher Marlowe ha immortalato la figura di Edoardo II, sovrano che perderà prima la corona e poi la vita a causa del suo amore per il giovane Gaveston. Il regista Andrea Piazza firma un’originale versione del dramma in modalità multimediale.

foto: Stefano Sgarella

 

Nella turbolenta Inghilterra del 14° secolo, dilaniata dalle controversie tra i potenti baroni avidi di beni e onori e i sovrani cui serviva il loro appoggio nelle perenni guerre con Scozia e Francia, diventare re a soli 23 anni significava assumersi un carico davvero gravoso.

Malgrado queste condizioni Edoardo II (1284-1327) sembra però accettare di buon grado questo pesante onere, come del resto aveva sempre obbedito al volere del padre Edoardo I, sia nel seguirlo durante le campagne militari pur non amando le armi, che nell’unirsi in matrimonio per mere ragioni dinastiche (il conteso ducato di Guascogna, territorio vassallo nel sud della Francia) con la principessa Isabella figlia di Filippo IV, a lui promessa quando la bambina aveva solo 2 anni e sposata un anno dopo l’ascesa al trono.

Il principe di Galles, forte e di bell’aspetto, dimostrava però un carattere anticonformista: amava mescolarsi con la gente del popolo; piuttosto che andare a caccia si dilettava a remare, piantare siepi, scavare fossati e un’altra sua grande passione era la musica. Tutti piaceri considerati sconvenienti dai nobili, al pari dell’assidua frequentazione con l’amico d’infanzia Piers Gaveston, originario della Guascogna e da tempo residente a corte. Sarà proprio l’aitante giovanotto che Edoardo nominerà conte di Cornovaglia e Gran Ciambellano, facendone il suo favorito, non appena succeduto al padre nel 1307. È immediata e durissima la reazione della moglie e dei baroni che costringono il re a mandarlo in esilio.

Trascorso poco tempo, Edoardo riesce però a farlo rientrare, barattando il suo ritorno con la concessione di importanti riforme a favore dei nobili. Approfittando del loro accresciuto potere, questi ultimi di nuovo bandiscono Gaveston e per ritorsione il re immediatamente revoca loro tutte le concessioni fatte.

La misura è colma e i baroni, guidati da Thomas, conte di Lancaster e cugino di Edoardo, nel 1312 catturano e giustiziano l’incolpevole Piers. Il re, pur disperato, non può permettersi di piangere l’amico poiché incombe la guerra contro la Scozia in cui deve incassare la pesante sconfitta subita a opera di Robert the Bruce.

Qualche anno dopo l’affetto del sovrano è conquistato da Hugh Despenser che prende il posto di Gaveston nel suo cuore e anche in quello di consigliere. Con un atto di aperta ostilità, Lancaster gli sequestra tutti i possedimenti terrieri, ma Hugh e il re grazie a una breve campagna militare riescono a sopraffarlo e ucciderlo.

La sorte di Edoardo comincia a volgere al peggio quando decide di mandare Isabella in Francia per ottenere un trattato di pace con la secolare nemica: lei parte ma si rifiuta poi di tornare e si allea, invece, con l’esiliato Roger Mortimer che diventerà poi il suo amante.

Con un piccolo esercito nel 1326 i due invadono l’Inghilterra e sbaragliano le truppe del re che fugge nel Galles, ma è catturato e incarcerato nel castello di Berkeley. Trascorsi pochi mesi, nel gennaio del 1327, è costretto a cedere la corona al figlio quattordicenne Edoardo III. Nel settembre dello stesso anno un sicario lo uccide in cella. Qui non tutti gli storici concordano, ma è probabile che venga impalato con un ferro rovente, metaforico, terribile e inumano contrappasso.

Sulla passione amorosa che lega il re e Gaveston, Christopher Marlowe (1564-1593), drammaturgo, poeta e traduttore, contemporaneo di Shakespeare durante il regno di Elisabetta I, nel 1592 scrive Edoardo II, probabilmente attratto da una figura trasgressiva in cui rivede parti di se stesso. Oltre alla non celata omosessualità, Marlowe militava, infatti, nei servizi segreti britannici e aveva fama d’impenitente libertino e iracondo. Il suo genio sarà messo a tacere per sempre a soli 29 anni nel corso di una rissa in una taverna di Londra, anche qui però in merito ci sono anche tesi diverse, come quella di un regolamento di conti tra spie o un delitto passionale.

Le sue altre opere sono sempre all’insegna dell’eccesso: Tamerlano il Grande per la sua brama di potere; L’ebreo di Malta per l’avidità; La tragica storia del dottor Faustus per l’infinita sete di conoscenza. Nel ripercorrere la parabola di Edoardo, Marlowe si attiene abbastanza fedelmente alle cronache del tempo, tuttavia togliendo ogni possibile velo sulla natura del legame con Gaveston, mostrandoli teneramente innamorati e separati solo dalla morte.

Non si ferma comunque alle passioni ma, usando la forma del blank verse (da poco introdotto da Henry Howard nella sua traduzione dell’Eneide e ripreso poi anche da Shakespeare) compone un quadro assai verosimile sulla lotta per il potere all’interno della corte, dove anche Isabella e Mortimer, il cui ruolo nel dramma è determinante, non sono certo scevri di crudeltà e sete di vendetta.

Se molte sono state le messe in scena italiane della pièce (ricordiamo quella diretta da Giancarlo Cobelli con Massimo Belli e quella del regista Antonio Latella con Danilo Nigrelli) è impossibile non menzionare la versione cinematografica adopera di Derek Jarman presentata nel 1991 alla Mostra del Cinema di Venezia, con Steven Waddington, Andrew Tiernan e Tilda Swinton. Girato in puro stile postmoderno e decostruttivista di moda negli anni Novanta, nel film di forte impianto teatrale Jarman inserisce una scena hardcore di sesso gay tra i due bellissimi interpreti.

In un originale allestimento dell’opera di Marlowe, Edoardo II o Il mondo intero per nemico, si cimenta oggi Andrea Piazza, anche autore del concept con Ciro Ciancio (sua la nuova traduzione), per la compagnia Ensemble Teatro, composta di giovani ex allievi della Scuola Paolo Grassi di Milano.

“Edoardo è un personaggio di una modernità allarmante nel suo vivere compresso tra dovere e desiderio, senza saper scegliere né l’uno né l’altro. Affrontare quest’opera nel 2022 significa immergersi in alcuni temi che oggi s’impongono con urgenza nel dibattito pubblico: il dovere verso la società e il bene comune, l’omofobia, la pressione della morale e delle istituzioni religiose, le responsabilità della politica e l’aspirazione alla piena realizzazione di sé”.

Nella sua lettura del dramma, bene ha fatto il regista a dargli come sottotitolo Il mondo intero per nemico, perché la reazione di rigetto della corte nei confronti del tabù dell’omosessualità diventa un’arma per la conquista del potere nelle mani di Isabella e Mortimer che, eliminato Edoardo, regneranno facendo le veci dell’adolescente nuovo sovrano. Per Marlowe e per la Storia pare dunque impossibile conciliare il bene comune con la felicità privata.

Su una scena scarna ed essenziale di Michele Corizzato e Cristina Molteni, vediamo agire Emanuele Righi (Edoardo), Fabrizio Calfapietra (Gaveston), Maria Canal (Isabella) e Giulia Amato (un Mortimer per la prima volta donna). Tutti generosi e accattivanti seppur talvolta ancora acerbi.

A far da contraltare all’azione in palcoscenico, in nome della multimedialità, alle spalle degli attori è proiettato un film sempre interpretato da loro – ma senza audio – che ne segue in parallelo lo svolgimento, con la differenza che in scena gli attori sono in abiti moderni, mentre nel filmato indossano costumi d’epoca. Un tocco in più di originalità che Marlowe avrebbe certamente gradito.

Edoardo II o Il mondo intero per nemico è in scena al teatro Out Off di Milano sino al 29 maggio.